L’incubo Cavernoma e la serenità ritrovata, Castan svela: “vomitavo in continuazione, ho perso 15 kg. Mi ha salvato mia moglie”

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Leandro Castan ha raccontato l’incubo cavernoma da cui è uscito ormai da qualche tempo, una malattia superata grazie alla moglie Bruna

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Alessandro Tocco/LaPresse

L’incubo della malattia e la serenità della… rinascita, avvenuta grazie all’amore di sua moglie e dei suoi figli. Leandro Castan vive adesso la sua seconda vita, quella successiva al cavernoma che lo ha colpito ormai quasi quattro anni fa. Un periodo buio della sua esistenza che però gli ha permesso di crescere e di guardare con occhi diversi tutto ciò che lo circonda, come sottolineato dallo stesso difensore del Cagliari ai microfoni della Gazzetta dello Sport:

“Nel 2014 fui colpito dal male: cavernoma al cervello, la malattia mi hai segnato a superare. Vomitavo, persi 15 kg, la forza è tutta in mia moglie Bruna che mi ha dato tutto, una grande donna, starò con lei fino alla fine della mia vita. Un giorno racconterò tutto ai miei figli che allora erano troppo piccoli per capire. Io sono atleta di Cristo, credo nella Bibbia. A Roma c’è un piccolo gruppo che fa capo all’ex calciatore Rodrigo che è un pastore. Qualche volta ci siamo trovati a Milano. Ho incontrato anche Nicola Legrottaglie”.

Dal periodo alla Samp con Montella fino ai problemi alla Roma con Spalletti, Castan racconta il suo percorso in questi ultimi anni in serie A:

Alla Samp mi chiamò Montella nell’estate del 2016 ma poi andò al Milan. Arrivò Giampaolo e capii che il suo non era il mio stile di gioco perché a me piace marcare a uomo, fare i contrasti e le scivolate. Mi chiamò Mihajlovic per andare a Torino dove i primi sei mesi sono stati ottimi anche perché ne vincemmo 9 su 14. Poi mi sono fatto male al flessore e sono tornato a Roma. Nel 2013-2014 la mia fu una grande annata ma non dimentico di aver vinto la Libertadores con il Corinthians due anni prima. A Roma, poi, ho avuto un piccolo problema con Spalletti ma ormai è alle spalle e ora sono qui. A Cagliari ho ripreso a lavorare dopo aver fatto già un paio di mesi alla Roma per tornare al top. Non pensavo di muovermi ma a gennaio Lopez, Giulini e il ds Rossi mi hanno convinto. Posso solo ringraziare l’allenatore per quello che ha fatto per me e per quanto e come si è fidato di me. E’ emozionante giocare per la salvezza, mi sento bene cerco di dare il mio contributo. A me piace giocare e mi piacerebbe rimanere ma il presidente deve avere la voglia di comprarmi. Per quanto riguarda la Roma, secondo me non vince perché paga la pressione di vincere e giocare all’Olimpico che non è mai facile”.

Infine un pensiero per Davide Astori, capitano della Fiorentina scomparso da poco e amico di Leandro Castan:

“Un ragazzo che mi è stato vicino nel momento più difficile. Stavo male, lui prese il mio posto in difesa. Mi scriveva sempre invitandomi a tornare al più presto in campo”.

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