Serate di sesso, droga e alcol: l’audio-bufala virale su Facebook attribuito dagli haters alla Velina di Striscia La Notizia

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La Velina bionda di Striscia La Notizia vittima di cyberbullismo, l’audio-bufala attribuito a lei ripostato sui social (quando ormai la faccenda sembrava scemata) diventa virale su Facebook

Incredibile quanto accaduto alla velina bionda di Striscia La Notizia Mikaela Neaze Silva. La giovane 23enne si è ritrovata al centro di una bufera mediatica per colpa di un audio diffuso prima su WhatsApp e poi su Facebook che la voleva protagonista di una telefonata in cui una voce raccontava di serate fatte di sesso, droga e alcol. Attribuito a lei l’audio bufala è diventato virale in poco tempo, a causa anche del contenuto esplicito delle chiamate, collezionando migliaia di like e condivisioni. Di tutto ciò Mikaela si era accorta a metà febbraio ed aiutata da Striscia La Notizia aveva denunciato tutto. Grazie all’azione legale la vicenda sembrava quasi dimenticata, ma purtroppo per la Velina è tornata in auge. Una pagina Facebook dalla dubbia moralità ha rimesso in circolo l’audio attribuendo alla voce l’identità della bella ed incolpevole Mikaela. L’amministratore della pagina ha anche ‘gasato’ i fan scrivendo nel post:

Ascoltate le telefonate di questa velina… mi sa che ha preso più schizzi di uno scoglio…

Inutile sottolineare le ripercussioni che questo audio ha avuto su Facebook, in cui come prevedibile è diventato virale in pochissimo tempo. A tutelare questa volta l’immagine della Velina è intervenuta Selvaggia Lucarelli che notando il post Facebook, non solo ha scritto un articolo a proposito su Il Fatto Quotidiano, ma ha anche contattato direttamente l’amministratore della pagina che ha diffuso l’audio. Ecco il lungo post della giornalista:

(…) Un paio di anni fa circa, sui cellulari di un po’ di persone, cominciano a girare alcuni file audio provenienti da note vocali di whatsapp in cui una ragazza parla con un certo Nic. Gli si rivolge a più riprese per raccontargli le sue gesta in discoteca qualche sera prima. Le gesta sono piuttosto inenarrabili. La tizia, con un evidente accento milanese e un alto tasso di esaltazione, narra di orge con calciatori noti in famosi hotel meneghini, descrive rapporti sessuali lesbo e etero nei bagni dell’ Hollywood con utilizzo di bottiglie e oggetti vari, bestemmia ripetutamente, esprime giudizi dettagliati su durata e qualità delle performance sessuali di alcuni personaggi e infine afferma di drogarsi pesantemente. Insomma, pure per una persona di ampie vedute come me, il contenuto era un po’ forte. Chi fosse la ragazza era un mistero, ma siccome sul web arriva puntualmente qualcuno che non resiste all’idea di infangare la reputazione di una donna e possibilmente di rovinarle la vita, il file comincia a girare anche su vari gruppi fb associato a nomi vari e del tutto casuali di ragazza famose. La cosa, per fortuna, rimane circoscritta ad alcune aree del web e dopo un po’ viene fuori il nome della vera mittente di quei messaggi, ovvero una barista che lavora a Milano. Il fatto che la tizia sia stata sputtanata dal suo amico gentiluomo Nic resta un qualcosa senza risvolti legali, pare, e la storia finisce lì, apparentemente destinata ad esaurirsi. E invece, sotto il periodo delle elezioni, guarda caso quei file audio ricicciano fuori, e indovinate associati a quale showgirl questa volta? Alla bella velina di colore Mikaela Neaze Silva. Un file con la sua foto e la frase “Sentite cosa dice la velina di Striscia!”. Mikaela lo viene a sapere perché le cominciano ad arrivare frasi razziste condite dal solito tema “puttana” e indaga sul perchè. Cade dalle nuvole. Immaginate una ragazza di poco più di 20 anni, tra l’altro mediaticamente esposta, a cui da un giorno all’altro attribuiscono frasi come “Mi sono infilata una bottiglia intera, tra un po’ me la dovranno ricucire!” e via dicendo. A quel punto Striscia la notizia decide di supportarla legalmente e scatta una denuncia contro ignoti presso la polizia postale per diffamazione e reati accessori. Mikaela rilascia un’intervista in radio, spiega che questa cosa la fa soffrire ma che comunque lei è forte, è supportata da tante persone, ma si domanda come possa affrontare una cosa simile una ragazza qualunque, senza reti di protezione, magari sprovvista di una corazza sufficiente a reggere la vergogna. I primi del mese finiscono le elezioni, ancora una volta la faccenda sembra scemare (sebbene sia ormai finita sulla scrivania di un commissariato) e invece questa domenica, una pagina web con migliaia di iscritti, pubblica il file audio con la foto delle due veline davanti al bancone di Striscia (in modo che si potesse pensare sia all’una che all’altra) e scrive: “Ascoltate tutte le telefonate di questa velina…mi sa che ha preso più schizzi lei di uno scoglio!”. Nel giro di un paio di giorni il file viene condiviso da più mille persone, ascoltato da 110 mila, commentato da migliaia di ragazzi e ragazze che sghignazzano, insultano, taggano l’amico e l’amica per richiamare l’attenzione di più gente possibile, radunano il branco. Sì, qualcuno prova sommessamente a spiegare che la storia è fake, ma c’è pure qualcuno che in segno di grande rispetto per le veline citate svela il nome e il cognome della vera ragazza degli audio, come a dire, “Vabbè, tanto quella è una zoccola, che male c’è a fare il suo nome pure se erano audio privati e inviati a una amico?”. Insomma, uno schifo inarrestabile. In tutto ciò, il gestore della pagina se la gode per i click e i visitatori. Appena scopro la faccenda, dopo aver segnalato tutto a Striscia la notizia, scrivo al gestore della pagina (la sua identità tra l’altro era facilmente rintracciabile accedendo alle informazioni di dominio del sito associato alla pagina fb) e gli chiedo se si rende conto di quello che sta facendo. Lui, serafico, dice che non aveva verificato “la veridicità della fonte e che al limite se ha sbagliato, chiederà scusa”. Chiederà scusa, capito? Non ha verificato, capito? Ora, a parte il non verificare rischiando di mettere in mezzo una ragazza anziché un’altra (cosa che tra l’altro è avvenuta), il genio non ha capito che il problema non era di chi fosse quella voce, ma il fatto che quella voce fosse una conversazione privata via cellulare e che fosse finita sul web per sputtanare una ragazza. Non ha capito (o meglio, capisce, ma gli conviene far finta di non capire) che questo meccanismo inizia come un fiocco di neve per poi diventare una valanga inarrestabile di scherno, odio, vergogna. Non ha capito, nonostante una Cantone e molti ragazzini si siano ammazzati per la crudeltà del web, che questo è esattamente l’incipit delle tragedie 2.0. Sentirsi accerchiati, mortificati, impotenti e infine marchiati perché Mikaela potrà continuare a difendersi, a denunciare e a urlare come è giusto che faccia, però quel fetore del web che se la ride alle sue spalle, un po’ se lo sentirà sempre addosso. Anche quando la vedrete sorridente sul bancone di Striscia e sembrerà che la sua vita sia semplice come uno stacchetto.

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