Trofeo Laigueglia, Moreno Moser racconta tutta la sua felicità: “è stata una liberazione. E sullo scandalo doping dell’Altopack dico che…”

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Moreno Moser analizza la sua prestazione realizzata al Trofeo Laigueglia e spiegato il suo punto di vista sullo scandalo doping dell’Altopack

Moreno Moser ha realizzato una prestazione pazzesca al Trofeo Laigueglia. Il ciclista dell’Astana, ma ieri con la divisa dell’Italia, ha trionfato in solitaria nella classica italiana, che ha aperto ufficialmente la Ciclismo Cup. Per il corridore si tratta del secondo successo al Trofeo Laigueglia, dopo quello ottenuto nel 2012 con la Liquigas. Una vittoria importante questa di Moreno Moser che è tornato a vincere dopo ben tre anni di digiuno. Il ciclista dell’Astana ha analizzato il trionfo, come riportato dalla Gazzetta dello Sport:

“quando sei da solo, torni a goderti tutto di nuovo. È sempre la cosa più bella. Una liberazione”.

L’ultimo successo di Moreno Moser è stato l’ottava tappa dell’Osterreich-Rundfahrt. Da quel giorno non è più riuscito a vincere per vari motivi. Il ciclista dell’Astana ha analizzato questi momenti:

“davvero male, avevo perso la fiducia. Per questo ho voluto sempre tenere un profilo basso, troppe volte si sono create aspettative non mantenute. Non ci credevo più tanto e avevo pensato di trovare un’altra strada, con più motivazioni. Ma il corridore che stavo diventando non mi piaceva. Sono sempre cresciuto con l’idea di fare il campione, non il corridore, con tutto il rispetto”.

Moreno Moser ha trovato la pace e la serenità sia in Francesca che in Manuel Quinziato. Il corridore della squadra kazaka ha reso omaggio alla sua compagna e all’ex ciclista della BMC, attuale procuratore di Matteo Trentin e del corridore dell’Astana:

“innanzitutto la serenità con Francesca, la mia ragazza. Anche lei è della Val di Cembra. Lavorava in Austria, io andavo lì, e invece adesso è con me a Montecarlo. Nel ciclismo si arriva sempre troppo presto a conclusioni azzardate, vai piano e si dice che non fai il corridore, e invece io ho sempre amato questo lavoro. Andare forte non è solo allenamento, è una somma di fattori. È la tranquillità, è la sicurezza di testa. Ho fatto un inverno perfetto, non ho mai perso un giorno. Era un bel po’ che non avevo la sensazione di essere il più forte. E in Quinziato, come procuratore, ho cercato una persona che mi stesse vicino dal lato psicologico. Laigueglia 2012 mi fece capire che questo era il mio lavoro, oggi ho capito che devo far sparire tutti i miei dubbi”.

In questi giorni si sta parlando molto del caso doping dell’Altopack, squadra dilettante italiana. Sono stati arrestati molti membri dello staff tecnico con l’accusa di somministrazione di farmaci illeciti e di istigazione all’uso di doping. Moreno Moser ha analizzato questa delicata faccenda: 

“fa male. In tanti non si sono resi conto del cambiamento che c’è nel ciclismo professionistico. Io questo sport lo farei fare ai miei figli, è lo sport più bello e pulito che c’è. In passato il doping veniva dall’alto, adesso viene dalla disperazione, da quelli che pagano per correre, da chi si ritrova davanti un vuoto e, prima di smettere, si gioca un’ultima carta, da dilettanti che pur di passare farebbero di tutto. Ma ci vorrebbe innanzitutto la consapevolezza che questo non è uno sport per tutti. Alla base ci deve essere il talento. E prendo a prestito una frase di Saviano: bisogna rieducare i bambini alla sconfitta, a saper perdere. Perché adesso vince il mondo fatto dai social, dove, se non sei realizzato e non hai tanti soldi, non funzioni e non c’è nulla che vale”.

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