La commovente storia di Joaquin Oliver, vittima della strage di Parkland che indosserà per sempre la #3 di Dwyane Wade

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Joaquin Oliver, vittima della strage di Parkland, indosserà per sempre la maglia #3 del suo idolo, Dwyane Wade: una passione che continuerà a bruciare oltre la fredda violenza dell’uomo

Abaca/LaPresse

Quanto accaduto lo scorso 14 febbraio a Parkland, in Florida, sarà impossibile da dimenticare. A poco più di una settimana  dalla strage che è costata la vita a 17 persone nel liceo Stoneman Douglas, i ragazzi sono tornati a scuola,  cercando di ricominciare a vivere una vita normale. I loro occhi però non mentono. In ognuno di essi, sono ancora vive le immagini e l’angoscia di quel giorno in cui un loro ex compagno si è trasformato in un carnefice. Nei loro cuori invece, il ricordo indelebile è quello di chi ormai non c’è più, ragazzi che ogni giorno si radunavano nel cortile del liceo, prima di entrare, un po’ assonnati ma tutto sommato felici. Ragazzi normali con delle passioni, dei sogni e delle speranze, fatte a pezzi dai colpi di un’arma che con troppa facilità è finita nelle mani di una persona con evidenti problemi.

LaPresse/Robert Duyos

Se vai al liceo a Parkland (città ad un’ora da Miami) e ti piace il basket, probabilmente, anzi quasi sicuramente, sei un fan di Dwyane Wade. Il numero 3 dei Miami Heat ha segnato gli ultimi 15 anni del basket in Florida, diventando prima un leader, poi un esempio da seguire, infine una leggenda per grandi e piccini. Wade era l’idolo di Joaquin Oliver, una delle vittime di Parkland. I genitori di Joaquin hanno deciso di seppellirlo con indosso la magica cassacca #3, nel ricordo della sua felicità per il ritorno a Miami del suo idolo, avvenuto appena una settimana prima dei fatti di Parkland. Quanto sarà stato felice Joaquin. Avrà pensato: “finalmente posso tornare a vedere D-Wade all’AmericanAirlines Arena“. Con la voce rotta dall’emozione, venuto a sapere della vicenda, Wade stesso si è unito al dolore della famiglia:

“non so davvero come esprimerlo a parole. Mi dispiace per la famiglia. Se potessi parlare loro, gli direi solo che ho la speranza di aver portato nella sua vita della gioia e qualcosa di memorabile. Come ho detto e scritto su Twitter, mi faranno piangere. È emozionante solo pensare al fatto che i genitori abbiano avuto un pensiero simile. Sono orgoglioso di quello che ho fatto per questa città e di cosa significo per i giovani. Lo apprezzo davvero”

LaPresse/Robert Duyos

Dal 14 febbraio, all’AmericanAirlines Arena di Miami c’è un posto vuoto in più: quello del ragazzo con la numero 3, Joaquin Oliver, che virà per sempre nelle giocate del suo idolo.

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