Juventus, le verità di Trezeguet: “Capello mi convinse a dire no al Barça. Calciopoli? Non credo che i giocatori dell’Inter…”

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Nella sua autobiografia, David Trezeguet ha raccontato vari aneddoti del suo passato, soffermandosi anche su Calciopoli

LaPresse/Daniele Badolato

Tanti gol, numerosi trofei. Conquistati tutti con la maglia della Juventus addosso, vestita dal 2000 al 2010. David Trezeguet non è un tipo che passa inosservato, non solo per il suo passato in campo, ma anche per il personaggio che è diventato. Protagonista di numerosi aneddoti nel corso della sua carriera, l’attaccante francese li ha raccolti tutti nella sua autobiografia, uscita anche in versione italiana: ‘Je suis TrezeGol’. Ecco alcuni estratti:

“Didier Deschamps, Zizou e Titi (Henry, ndr) mi hanno convinto a firmare per la Juventus, parlandomi del club, della sua serietà, delle sue ambizioni, delle sue personalità e della sua storia. Michel Platini mi ha parlato molto bene di questa squadra nella quale ha trionfato negli Anni 80. Insomma, non ho esitato a lungo. Gli italiani? Sono particolarmente nazionalisti, e quando uno straniero arriva in uno dei grandi club italiani, deve farsi valere due volte di più rispetto a un giocatore locale. La stampa e il pubblico non dimenticano mai di ricordartelo. Progressivamente, conquisto rispetto e fiducia degli juventini. Per quanto riguarda la questione rinnovo, il Barça inizia delle trattative con la Juventus per convincere i dirigenti a trasferirmi. Il suo allenatore, Frank Rijkaard, vuole mettermi al centro del suo attacco. Il progetto è attraente ma, all’indomani della sua firma con la Juventus, Fabio Capello mi chiama subito per dirmi che conta su di me. Vuole creare una grande squadra. Sto bene a Torino e non voglio partire a ogni costo, tanto più che il club si dimostra all’altezza delle ambizioni facendo firmare Zlatan Ibrahimovic, Fabio Cannavaro e Emerson. Alla fine rinnovo il contratto per quattro anni”.

Non poteva mancare poi l’argomento Calciopoli, un tema scottante che Trezeguet approfondisce nel corso della sua autobiografia:

“Anche se decidono di toglierci i nostri ultimi due titoli in seguito allo scandalo Calciopoli, mi sento campione d’Italia 2005 e 2006, perché quello che è successo dietro le quinte non ha niente da vedere con quello che abbiamo compiuto in campo. Posso garantirvi che non ci è stato fatto nessun favore. Quei titoli sono meritati, nessuno ce li può togliere. Giuro di non aver mai visto niente di strano durante quelle due stagioni. Bastava guardare la formidabile squadra che avevamo! Non avevamo bisogno dell’aiuto degli arbitri per vincere. Quanto ai giocatori dell’Inter, non credo si sentano campioni d’Italia. Quell’affare è più burocratico che sportivo. Del Piero? È un simbolo della Juve. È uno dei miglior giocatori con cui ho giocato. Non si accontentava delle proprie qualità, lavorava sui tiri dalla distanza e sui rigori, a ogni fine allenamento, cercando sempre di progredire”.

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