NBA – Duncan e Jackson, quante bugie per sfuggire a Popovich: dal paintball alla finta rissa, il retroscena (nascosto per anni) è clamoroso

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Tim Duncan e Stephen Jackson, una coppia di combina guai: ecco come la partita a paintball, vietata da Popovich, si è tramutata in un clamoroso segreto

I San Antonio Spurs sono la squadra esempio del duro lavoro, dell’efficacia degli schemi tattici, dell’uomo giusto al posto giusto che sa sempre cosa deve fare, del sistema che gira alla perfezione. Una squadra quadrata, tosta ed efficace, nella quale il talento si fonde con la tattica. L’esempio perfetto della mentalità Spurs è Tim Duncan, il lungo caraibico che ha sempre preferito i fatti alle parole, uno mai fuori dagli schemi. Quasi mai… Stephen Jackson, suo compagno di squadra in maglia nero-argento, ha raccontato di un retroscena tenuto segreto al coach Popovich per anni. Tim Duncan amava il paintball (per quanto sia poco credibile è la verità) ma coach Popovich gli vietò di giocare. Tim disobbedì alle direttive del coach e trascinò con sè Jackson ad una partita. Quello che successe dopo è rimasto ‘segreto’ per anni:

“eravamo a giocare a paint ball e forse nessuno sa che è uno dei passatempi preferiti da Duncan. Popovich naturalmente non era assolutamente d’accordo , ma Tim decise di andarci lo stesso. E mi trascinò con lui. Incredibile per un ragazzo di quella stazza, ma Duncan è fortissimo a quel gioco mentre io ero nuovo. Non avevo paura delle armi finte, dopo averne viste tante vere in vita mia, ma feci l’errore di non avere la maschera protettiva anti appannamento. L’obiettivo era rubare una bandiera agli avversari e portarla su una collina. Stavo correndo e decisi di togliere la maschera che mi impediva di vedere. Venni crivellato di colpi, uno di questi mi prese in bocca e iniziai a sanguinare. Duncan se ne accorse e terrorizzato mi chiese ‘come facciamo ora con Pop, cosa gli diciamo?’. ‘Non ti preoccupare Tim ora ci inventiamo qualcosa… ci sono: ero in un locale una discoteca o qualcosa del genere, ho litigato e ho preso un pugno per il bene della squadra. È più credibile, soprattutto per me”.
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