MotoGp – Dovizioso non teme giudizi, tutta la sincerità di Andrea: “ecco come sono cambiato. Fama? Ce l’hanno anche i tronisti, e su Valentino Rossi…”

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A tutto Andrea Dovizioso: il ducatista tra sincerità, desideri e cambiamenti

LaPresse/Stefano Porta

Una stagione strepitosa, quella di Andrea Dovizioso, secondo classificato nel campionato 2017 di MotoGp, alle spalle del campione del mondo Marc Marquez, col quale è riuscito a lottare per il titolo fino alla gara finale, quella di Valencia. Un cambiamento radicale quello del ducatista, dall’anno scorso fino al nuovo motomondiale, che lo ha portato ad ottenere successi su successi ed un’infinità di soddisfazioni. In una lunga intervista a Sport Week, Dovizioso ha raccontato il suo cambiamento:

È iniziato tutto dalla gara di Aragon nel 2016. Fin lì, il mondo della M0toGP credeva di aver davanti un pilota tra i più forti cui però mancava qualcosa, che non aveva palle 0 non era completo per ambire a certi risultati. In piccola percentuale era vero, ma non quanto si pensasse. D’altra parte quando un pilota non vince non viene studiato, i dettagli non sono analizzati, sfuggono tante cose. Nel mio caso, indipendentemente da che risultato facessi o che moto avessi sotto il sedere, la percezione restava quella. Ci sta, succede. Spesso a uno sportivo, a un pilota, viene data un’etichetta e quella rimane. Corri per tot anni, ottieni certi risultati e quanto succede dopo dipende dal marchio che ti hanno appiccicato: se cresci è di sicuro la moto che va più forte. Però ci sono atleti che usano l’intelligenza, conoscono persone, decidono di lavorare su certi aspetti e possono alzare il loro livello. È strano vedere un pilota vivere un boom simile a tre quarti di carriera: di solito o resta a quel livello 0 cala. Ci lavoravo già ma non era facile trovare la chiave giusta, ognuno e l’atto a suo modo. L‘errore e giudicare a priori. E anche adesso alcuni faticano a dire “Dovizioso ha combinato qualcosa di speciale”, è più facile sentire “La Ducati quest’anno faceva paura”. Solo che le Ducati in pista erano otto e ho vinto solo io. Quest’anno credo di aver trasmesso e dimostrato tanto, una piccola parte resterà: ho fatto la differenza in tante situazioni, non una o due. C’e sostanza, c’è una base, sai cosa fai e perché lo fai. La moto è migliorata, non c’è dubbio, ma la vera differenza è stata la mia crescita, aver lavorato in modo favoloso con la squadra.  L’avevo detto a inizio stagione, prima di iniziare a girare: ero molto contento dell’arrivo di Lorenzo ed è andata come pensavo. Ha confermato ciò che sostenevo. Una parte di chi lavora in Ducati credeva in ciò che dicevo, altri no. E il mercato aveva mostrato il pensiero della squadra: si può fare più di quanto hanno combinato i due piloti di quest’anno (2016; ndr). Ne teniamo uno che costa poco e prendiamo un pluri-iridato che farà la differenza. Il ragionamento ha senso, ma lo fai solo quando hai un mezzo vincente. In Ducati erano convinti che la moto fosse molto migliore di quanto avessimo dimostrato io e Iannone dunque con il campionissimo si vinceva. Alla ?ne non era così, ho fatto vedere quanto fossimo andati forte negli anni precedenti. E che i risultati si ottengono in un altro modo. Ora, e non voglio spiegare in dettaglio, ho il 95% del team dalla mia parte”. 

Il ducatista ha poi parlato dei suoi colleghi, di come sia cambiato anche il suo rapporto con i compagni di squadra:

“La categoria dei piloti è caratterialmente molto complicata, mi ci metto anch’io. Arrivi a certi risultati se sei particolare già di tuo, e dopo puoi trovare di tutto: umili e non, stronzi e non, figli di mignotta e non. Di Iannone ho parlato in passato e non voglio tornarci, le sue caratteristiche si conoscono. Lorenzo ne ha altre, completamente diverse. Per tutta la stagione è stato un buon compagno di squadra, non ha creato interferenze 0 problemi, era concentrato sul suo lavoro, sulla sua molo. Da questo punto di vista un ottimo compagno. Ma quanto successo nelle ultime due gare non è stato il massimo, poteva comportarsi meglio. Non punto il dito ma Jorge è l’atto così, ognuno tiene dei comportamenti e ne paga le conseguenze”.

Dovizioso ha poi aperto una parentesi sul suo rapporto con Valentino Rossi, confermando un po’ il pensiero espresso qualche mese fa in un’altra intervista:

“io non voglio litigare o avere problemi. Se non mi fai qualcosa di brutto, con te cerco una buona relazione. Non sono indifferente, la cerco proprio. Con Valentino mi piacerebbe avere un rapporto migliore. Non perché sia brutto ma perché non c’è. Lui è un personaggio troppo importante nel mondo, e come quelli troppo importanti nel mondo non può vivere in pubblico. Deve creare una barriera, costruire un recinto. Però così, se non sei del suo gruppo o non lavori con lui all’Academy o non lo vai proprio a cercare, non puoi avere alcun legame. Purtroppo viviamo in due mondi diversi e un po’ lontani, altrimenti credo potremmo frequentarci, per la grande passione per le moto che ci accomuna. Alla fine non sono amico di Rossi e Marquez ma sto bene con entrambi: sono due campioni esagerati da cui ho imparato tantissimo e che studio e continuerò a studiare a lungo”.

Non poteva mancare qualche precisazione sul lato tecnico. Dovizioso ha infatti spiegato che in realtà, è cambiato ben poco nel suo modo di correre:

“Il mio modo di pilotare e lottare nei duelli è identico. Come dicevo prima: se non vinci non vieni studiato. Invece sono sempre stato uno dei più forti nei combattimenti: senza bisogno di dare sportellate, o essere troppo aggressivo, nei testa a testa difficilmente vengo battuto. Quest’anno è stata l’apoteosi perché è successo contro Marquez, ma non ho avuto un approccio diverso rispetto al passato. La differenza la fa l’essere ottimista, consapevole di come lavorare. Con la serenità prendi decisioni migliori e quando le cose non vanno bene attribuisci loro meno importanza. Sembra una cavolata, una di quelle frasi che il nonno dice al nipote e quello risponde “Seeee, vabbe…”. E invece sono piccoli aspetti che quando sei già a questo livello fanno una grande differenza. Poi conta molto chi ti sta intorno. Non è una sola persona, come hanno scritto in tanti. Sono migliorato grazie e tutti quelli che lavorano con me. In carriera ho sempre avuto vicino uomini più grandi e più maturi, gente che mi aiuta a guardare le cose da un punto di vista diverso, con cui posso parlare e ragionare, gente che ti apre certe strade. Lì c’è da guadagnare molto”.

La stagione 2017 di MotoGp ha dato al ducatista una grande popolarità. Dovizioso però ha un rapporto difficile con questa improvvisa fama e ha spiegato con sincerità il suo pensiero a riguardo:

Non desidero essere al centro dell’attenzione. Mi piace istintivamente quando sono con gli amici, ma non in pubblico. Non amo catalizzare gli sguardi, o andare in un locale per farmi vedere. Faccio fatica a gestire questa improvvisa fama, perché mi piace stare con le persone che conosco e non con chi vuole fare una foto. Lo dico con il massimo rispetto per loro. Dal lato opposto è anche un’enorme soddisfazione. Non l’essere noto per essere noto, sono noti anche i tronisti. La gioia più grande e stata riuscire a piacere alla gente, emozionarla, a modo mio. Senza inseguirlo, senza cambiare, solo restando chi sono“.

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