Referendum Catalogna, il clamoroso retroscena dalla Spagna: “se vince il Sì, il Barcellona dirà addio alla Liga e giocherà altrove. Forse in Italia, nella Serie A”

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Referendum Catalogna, l’indiscrezione clamorosa sul futuro del Barcellona: potrebbe giocare addirittura nella nostra Serie A!

La notizia è clamorosa e dirompente: si ipotizza già da anni, ma adesso a pochi giorni dal Referendum per l’Indipendenza della Catalogna, deflagra come una bomba sul mondo del calcio internazionale. Il Ministro dello Sport della Regione catalana, Gerard Figueras, ha rilasciato un’intervista ad Extra Time, l’inserto settimanale della Gazzetta dello Sport che si occupa di temi internazionali.

Le sue parole sono molto forti: “Sento spesso dire che non bisogna mischiare sport e politica. Al contrario, a mio avviso è obbligatorio farlo perché lo sport è la proiezione del Paese nel mondo, e per questo è tanto importante. Non si possono separare le due cose. Per noi è chiaro che lo sport è parte viva del referendum: se dovesse vincere il “Sì” la prima immagine d’indipendenza vera che il mondo, ma anche la Catalogna, avrà sarà quella della nazionale catalana in una partita di calcio ufficiale. L’aspetto più importante è la grande incognita di questi giorni, ovvero cosa succederà con le squadre professionistiche, dove giocheranno le squadre catalane e in particolare il Barça, visto che tutto il mondo è ossessionato dal tema. Non c’è una risposta dicotomica: chi dice che il futuro sarà bianco o nero sbaglia perché si aprirà un nuovo scenario e bisognerà negoziare. In caso d’indipendenza le squadre catalane di Liga, Barça, Espanyol e Girona, prima di tutto dovranno decidere dove vogliono giocare: nella Liga spagnola o in quella di un Paese vicino: Italia, Francia, la Premier. Una volta che i club avranno fatto questa riflessione si dovrà iniziare una trattativa con la Federazione che organizza il torneo prescelto“.

E il presidente della Liga Javier Tebas ha già chiuso la porta in faccia alle squadre catalane (Barcellona, Espanyol e Girona, appunto): “non potranno più giocare da noi“, ha dichiarato in numerose occasioni. “Dal mio punto di vista se le nostre squadre dovessero scegliere di continuare a giocare in Liga sarebbe ragionevole, perché è una tradizione che si perpetua da tanti anni, perché è il Paese più vicino e affine e perché la Liga de Futbol Profesional non è un organismo politico ma un’organizzazione professionale che stila dei contratti di vario tipo, come quelli dei diritti tv che portano benefici. E penso che tanto al Barça come e soprattutto alla stessa Liga interessi che permanga lo status quo. Le due principali fonti d’introito della LFP sono Barcellona e Real Madrid” ha invece commentato il Ministro dello sport catalano Figueras.

Sulle parole di Tebas, ha replicato così: “sarà il Barça a dover decidere se voler continuare nella Liga spagnola, e se lo decide ci sarà una negoziazione. E quindi nonostante ciò che ha detto il signor Tebas fino a oggi la sua opinione non sarà l’unica che conterà davvero, dovrà confrontarsi con quelle del resto dei club della Liga e soprattutto dovrà tenere in considerazione gli aspetti contrattuali ed economici, che sono rilevanti. E poi gli argomenti citati da Tebas, secondo i quali in caso d’indipendenza della Catalogna la legge spagnola impedirebbe alle squadre catalane di giocare in campionati spagnoli, sono falsi. Ora in Spagna ci sono squadre di altri Paesi che giocano in campionati nazionali: i club di Andorra tanto nel calcio che nel basket. In Francia gioca il Monaco, in Inghilterra i club gallesi: non penso che la Uefa abbia nulla in contrario a vedere un altro club giocare in una Liga differente a quella del suo Paese. Siamo in una situazione di conflitto politico e fino a domenica la temperatura continuerà a salire ed è chiaro che tutti utilizzino argomenti per far salire la tensione. Tebas sta facendo campagna per il “No”, si è apertamente manifestato come affine ai movimenti franchisti, quindi contro l’indipendenza della Catalogna: sta utilizzando la propria posizione per provare a spaventare quelle persone che sono tifose del Barça e che potrebbero votare “Sì”, facendo pensare loro che il Barça non giocherà mai più col Madrid a meno di incontri di Champions, sperando così che non vadano a votare. Lui fa la sua campagna e va bene che la faccia fino a domenica. Però dopo il voto e in caso di vittoria del ‘Sì’ bisognerà iniziare a trattare, in ogni ambito: politico ma anche calcistico“.

LaPresse/EFE

Il Ministro continua: “chi parla di ipocrisia tra una richiesta d’indipendenza e la voglia di continuare a giocare in Liga può avere ragione, perché la cosa più normale in caso di indipendenza sarebbe che lo fossimo con tutte le conseguenze e che organizzassimo una Liga catalana e partissimo da lì verso le competizioni europee. Però vanno tenuti in considerazioni tutti gli scenari, anche quello che una squadra come il Barcellona, singolare per la sua dimensione sportiva, economica e mondiale, decida in un primo momento di giocare in un’altra Liga. E occhio a non dare per scontato che la prima scelta sia la Liga spagnola, magari il Barcellona vorrà giocare in un altro campionato. È tutto aperto“.

I precedenti sono numerosi. Anche in Italia, San Marino milita nel nostro calcio nazionale. E il Monaco gioca da anni in Francia, come nel Regno Unito le gallesi Swansea e Cardiff.

Che la svolta attesa per alzare il livello della nostra Serie A non arrivi proprio dalla … Catalogna Indipendente?!?

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