Giro d’Italia 2018, a tutto Mauro Vegni: “la partenza a Gerusalemme non ci spaventa, ma abbiamo un piano B”

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Il Giro d’Italia 2018 partirà da Gerusalemme, la capitale dello Stato di Israele. Mauro Vegni, direttore della corsa in rosa, spiega i motivi della scelta e l’eventuale piano B

Le prime tre tappe del Giro d’Italia sono state rivelate. La Grande Corsa a tappe partirà da Gerusalemme e sarà la prima volta che la carovana in rosa parte dal Medio Oriente. La prima tappa sarà proprio nella città israeliana con una cronometro di 10.1 chilometri per poi procedere con due tappe per velocisti. Sarà un Giro d’Italia importante dal punto di vista dell’organizzazione e della sicurezza, ma Mauro Vegni, direttore della corsa in rosa ha spiegato tutte le procedure che saranno utilizzate: “il progetto della Grande Partenza a Gerusalemme nasce ambizioso e mi ha affascinato subito proprio per questo motivo. È il primo capitolo della nuova storia del Giro, ma non ci spaventa perché ho la fortuna di avere una grande squadra alle spalle. Anche le partenze dall’Irlanda del Nord nel 2014 o dall’Olanda (2010 e 2016) erano complesse. Intanto ci sarà un contributo importante da parte di Israele: le transenne, i podi, le tribune, i villaggi di partenza e arrivo saranno realizzati in loco su nostre indicazioni – ha dichiarato Vegni come riportato da La Gazzetta dello Sport -. E Israele fornirà anche tutti i mezzi dell’organizzazione: parliamo di 120 auto e furgoni, da quelli della Giuria ai mezzi della pubblicità, per esempio. E anche tutte le moto di supporto, come quelle dei motociclisti e della scorta tecnica. Auto e moto che saranno ufficiali, della stessa marca con la quale abbiamo firmato il contratto di fornitura”.

LaPresse/Simone Bergamaschi

Importante sarà il sostegno della polizia israeliana. Gli agenti non avranno il sostegno della polizia italiana e per ovviare a questo problema, saranno invitati in Italia (al Lombardia) per definire dei dettagli. Ma importante sarà sicurezza a Gerusalemme e nelle altre città che il Giro d’Italia toccherà. Su questi temi caldi, Mauro Vegni ha commentato: “in Israele, la responsabilità della scorta del Giro sarà della polizia israeliana. La nostra Stradale non ha facoltà per intervenire in uno stato estero. Gli israeliani sono già venuti al Giro e torneranno al Lombardia per definire gli ultimi dettagli. Problemi non ce ne saranno – ha continuato -. La Grande Partenza ha il sostegno totale del governo israeliano. L’avete visto alla presentazione: due ministri, turismo e sport, il sindaco di Gerusalemme, che è una figura di primissimo piano, e lo stesso premier Netanyahu che segue questo evento sin dal primo momento. Con la corsa rosa, Israele ha investito tantissimo sulla propria immagine e la sicurezza non è un problema che dobbiamo insegnar loro come si risolve. Lo conoscono molto bene: sulla sicurezza si giocano l’investimento di questa operazione. C’è sempre, all’esterno, questa idea di Israele come nazione pericolosa, ed è proprio questo il motivo per cui vogliono investire sul Giro. Per loro, il discorso sicurezza è implicito nell’organizzazione del Giro. E io aggiungo che in questo momento può essere molto più pericoloso partire da Bruxelles, per esempio”.

LaPresse/Spada

Da non sottovalutare sarà il trasporto dell’intera organizzazione. Pullman, auto, biciclette, personale, addetti ai lavori e soprattutto i ciclisti. Non sarà facile spostare da un Paese così lontano tutta l’attrezzatura, ma Mauro Vegni ha trovato la soluzione per questo problema: “organizzeremo due navi-charter che partiranno da un porto ancora da stabilire, uno tra Venezia, Ancona o Ravenna. Sono quattro giorni di navigazione. Il personale delle squadre arriverà con i voli dei corridori in anticipo per organizzare tutto per tempo – ha proseguito -. Lo stesso per il ritorno. Ma in questo caso i team si organizzeranno con una seconda struttura logistica, ammiraglie e pullman, per accogliere i corridori: le due navi-charter arriveranno in Italia dopo che la corsa sarà già ripartita”.

LaPresse/Spada

Mauro Vegni ha anche pensato ad un eventuale piano B se dovesse succedere qualcosa di catastrofico in Israele: “ho già un piano-B, tutto italiano, ma è davvero una soluzione da prendere in considerazione come ultimissima possibilità. E in ogni caso tenete presente che il nostro ministero degli Esteri segue passo passo la Grande Partenza – ha concluso -. Ho la possibilità di inserire nel tracciato del Giro, diciamo tra il sud e il centro, risalendo l’Italia, un pacchetto di tre tappe per sostituire eventualmente le tre di Israele. Il programma originale prevede l’arrivo della carovana da Eilat alla Sicilia, e quindi il nuovo via verrebbe dato qui. Ma, ripeto, sono soluzioni davvero estreme alle quali non voglio proprio pensare”.

Per il Giro d’Italia 2018 ci saranno 22 squadre (18 WorldTour e 4 Professional) con 176 corridori al via. Per quanto riguarda le Wild Card, una sarà assegnata alla vincitrice della Ciclismo Cup; una potrebbe essere la Israel Cycling Academy, mentre le altre due se le contenderanno le squadre iscritte nella categoria Professional.

 

 

 

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