Ciclismo-doping tecnologico, l’UCI attacca pesantemente Stade 2: “le persone che hanno utilizzato gli scanner non avevano la preparazione necessaria per adoperarli nel modo corretto”

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L’UCI  difende il suo operato sull’uso dei marchingegni per scovare il doping tecnologico nel ciclismo e attacca pesantemente gli operatori di Stade 2

Qualche giorno fa la trasmissione Stade 2, tv francese insieme ad una tedesca e a Il Corriere della Sera, ha mandato in onda un reportage sull’inadempienza dei metodi usati dall’UCI per scovare il doping tecnologico. Il servizio ha ripercorso il quadriennio scorso del presidente Cookson notando che gli strumenti utilizzati da parte dei giudici sono inefficienti. L’UCI ha rigettato questa tesi e ha pubblicato un comunicato righettando la tesi della trasmissione di Stade 2: “le persone che hanno utilizzato gli scanner per il reportage di Stade 2 non avevano la preparazione necessaria per adoperarli nel modo corretto. Li abbiamo invitati per mostrargli l’uso corretto dell’apparecchiatura. La scansione attraverso una resistenza magnetica che ha dato prova di grande efficacia sia nei test preliminari che poi sul campo – hanno scritto i giudici dell’UCI come riportato da La Gazzetta dello Sport -. Il sistema è stato verificato in maniera indipendente da Microbac, un laboratorio di test americano che ha stabilito come ‘lo scanner UCI abbia scovato i motori nascosti nel 100% dei controlli fatti da personale specializzato’ si continuino a valutare altri metodi e soluzioni di controllo, anche se la telecamera termica non permette di smascherare motori in funzione o appena utilizzati. Mentre l’uso dei raggi X necessita di un grande spazio per la sicurezza del pubblico e deve fare i conti con legislazioni diverse da Paese a Paese”.

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