Antonio Nibali, che forza! Non chiamatelo ‘squaletto’: “adesso so quello che posso fare”, l’intervista ai microfoni di Sport Fair

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Antonio Nibali, la bella e difficile storia sportiva e umana di un ragazzo umile e giovanissimo col fratello campionissimo, e che riesce a emergere grazie al sacrificio e alla cultura del lavoro

No, non è soltanto il “fratello di” e soprattutto non fa il ciclista perché è il “fratello di “. Antonio Nibali ha dimostrato negli ultimi mesi di essere un corridore importante, prima al Giro del Delfinato, poi alla Vuelta di Spagna. E’ stato molto utile alla squadra, il Team Bahrain-Merida: una nuova avventura iniziata insieme al fratello Vincenzo, per la prima volta compagno di squadra.

Per Antonio Nibali era la prima esperienza in un Team del circuito World Tour, non è stato facile, ma adesso sa anche lui che è un corridore importante. E non nasconde le ambizioni per il futuro. “All’inizio in tanti credevano che io dovessi fare come o meglio mio fratello. Ma Vincenzo è riuscito a fare le cose dei grandissimi, di quelli che si contano sulle dita di una mano. Sentivo la pressione, un po’ mi pesava, ma poi crescendo ho capito le mie attitudini e tutto quello che mi dicevano intorno ha iniziato a scivolarmi addosso come se non ci fosse. Adesso non ho più alcun peso, io sono io e mio fratello è mio fratello” confida ai microfoni di SportFair.

Antonio sabato compirà 25 anni, e festeggerà nella sua residenza Toscana in modo tranquillo con i suoi cari, gli amici e la fidanzata Chiara, che lo segue e lo supporta sempre. Umile e modesto, il “piccolo” Nibali non dimentica le proprie origini messinesi e torna in Sicilia ogni volta che può. “Mi avrebbe fatto piacere continuare a vivere lì, ci si può allenare bene, il clima è stupendo, ma dopo gli Allievi non c’erano corse Juniores e a 16-17 anni mi sono trasferito in Toscana, anche perchè è una posizione più centrale e da qui mi posso muovere meglio“.

La passione per la bici è arrivata come per Vincenzo, dalla famiglia. E adesso c’è la compagna Chiara che è orgogliosa di lui: abruzzese e appassionata di ciclismo, “le piace tantissimo ed è anche esperta, suo fratello correva in bici, conosce bene questo mondo. Non lo pratica ma sa come si vive” spiega Antonio. Che non aspetta il compleanno per fare i bilanci, “c’è ancora una stagione da concludere. Adesso mi sto riposando un po’, anche se quando c’è il sole esco sempre ad allenarmi per mantenere la gamba della Vuelta, voglio tenere questa condizione per fare bene il Giro della Toscana, la Coppa Sabatini, le Tre Valli e forse il Giro di Lombardia, in base alle scelte della squadra“.

Una squadra, appunto, come il Team Bahrain Merida, alla prima stagione di vita, subito con grandi successi. Una squadra voluta da Nibali e costruita intorno allo Squalo, con tantissimi italiani. “Non era facile – ci spiega Antonio Nibaliil primo anno di una squadra è sempre un’incognita, poi noi abbiamo fatto tanta fatica per entrare subito nel circuito World Tour, eppure abbiamo fatto due podi in due grandi Giri. Nessuna squadra c’era mai riuscita al primo anno di vita. Siamo molto soddisfatti, eppure siamo stati sfortunati al Tour con Izaguirre, ma anche con Navardauskas e altri brutti infortuni. Comunque gli sponsor sono contenti, neanche la Sky il primo anno aveva fatto così bene. Chi parte col piede buono è a metà dell’opera… si dice così, no?“.

Ma Antonio ha fatto vedere al mondo intero cos’è in grado di fare alla Vuelta. “Il lavoro, come sempre, paga. Per preparare al meglio la Vuelta mi ero allenato molto, prima a giugno a Teide, poi ho corso il Delfinato dove sono andato anche bene beccando un po’ di fughe per la squadra, poi ad agosto ho fatto un altro ritiro in altura a San Pellegrino, poi ho partecipato al Giro di Polonia. Alla Vuelta abbiamo lavorato bene, nelle tappe più importanti abbiamo cercato sempre di sfiancare il Team Sky, perché erano loro quelli da battere. Non ci siamo riusciti perchè erano davvero forti, con tanti gregari di lusso, ma siamo comunque contenti dell’ottimo risultato ottenuto a Madrid“.

Antonio è più consapevole delle proprie possibilità: “tecnicamente sono un passista-scalatore, mi piacciono le corse dure con tante salite, dove emergono le qualità dei fondisti. Non mi sento adatto a gare come le classiche del Nord, ma ho tanti sogni nel cassetto. Vorrei vincere qualche bella tappa nei grandi giri, sono cosciente che potrò fare la mia corsa e che quando se ne presenterà l’occasione, la squadra mi darà via libera per farmi dire la mia“.

Sul rapporto con il fratello-campione, Antonio è sincero: “mio fratello è mio fratello. Anche se ha vinto tutto, per me è sempre stato come una persona normale. Durante le corse non lo chiamo più di tanto, perché so quanto stress c’è e cerco di lasciarlo il più possibile sereno e tranquillo. Sono cresciuto guardando i grandi ciclisti in tv con gli occhi diversi, perché mi sembravano più grandi, diversi, chissà che. Avevo Vincenzo in famiglia, e lui anche se vinceva di più, mi sembrava più normale perché è mio fratello, invece gli altri mi sembravano più grandi di lui. Poi crescendo e correndo, facendo esperienze in gruppo, ho notato che siamo tutti molto uguali. Facciamo uno sport duro, di fatica, molto diverso dagli altri“.

A proposito degli altri sport, Antonio nel tempo libero ama seguire anche i motori e il calcio. Soprattutto MotoGp e Formula Uno, per Valentino Rossi e per le Ferrari: “non conosco personalmente Valentino, ma tifo per lui e lo seguo tanto in TV, quando riesco a ritagliarmi del tempo tra i vari impegni di corse e allenamenti“.

Ieri è stata presentata la partenza del Giro d’Italia 2018 da Israele: “se andrò, sarà sicuramente una bella esperienza. Partire da lì non è male. Ieri ho guardato le tappe, non sono granché, nel senso che sono per velocisti, tutte pianeggianti, ma andare in una località diversa, mai vista prima e culturalmente molto famosa e religiosa, è importante. Ancora non so cosa farò nel 2018, lo deciderà la squadra e mi adatterò alle decisioni del Team, mi consigliano sempre per il meglio. Ma ancora bisogna anche capire quali saranno i percorsi, è prematuro“. E Nibali non vede l’ora di scoprirli questi percorsi, per studiarli in modo meticoloso e segnare con una “x” rossa la tappa ideale per puntare alla prima vittoria tra i professionisti. Per trovare nel 2018 la definitiva consacrazione, dopo aver sorpreso anche gli scettici in questo 2017. Che, attenzione… non è ancora finito!

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