Guareschi ‘scrive’ ad Hayden: “sarò felice se mio figlio sarà come lui! Non si arrabbiava nemmeno quando a Valentino…”

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Vittoriano Guareschi, ex team manager della Ducati, ha scritto una lettera Nicky Hayden sottolineando come sarebbe felice se il proprio figlio diventasse come lui

La morte di Nicky Hayden è ancora negli occhi di tutti, la mancanza del pilota americano si avverte eccome, dal momento che il sorriso del Kentucky Kid illuminava le giornate di coloro che gli stavano accanto. La notizia della sua tragica morte ha colpito anche l’ex team manager della Ducati Vittoriano Guareschi, il quale tramite le colonne di Motorsport.com ha voluto lanciare il suo messaggio a Nicky.

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“Quando una persona, per di più ancora giovane, se ne va per sempre, per attutire il dolore a volte la si ricorda con maggior comprensione e benevolenza di quanto abbia meritato realmente. Per Nicky credo che si corra il rischio di fare l’esatto opposto, perché le parole non descrivono esattamente quella splendida persona che era e che ho avuto la fortuna di conoscere. Una gran bella persona, un uomo e un pilota con dei valori che non ho trovato facilmente non solo nel mondo delle corse ma anche nella vita di tutti i giorni. Valori che gli facevano mettere le persone davanti agli interessi personali, con un forte radicamento nella famiglia, accompagnato da una fede sincera che lo accompagnava in ogni suo gesto o comportamento.

Per lui erano tutti importanti e da rispettare, sia che fosse un pilota o un meccanico, e guai a toccare la sua squadra, lo si poteva definire un vero uomo spogliatoio, serio e professionale sul lavoro, allegro e spensierato quando ci si ritrovava dopo una lunga giornata di pista.

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Ci siamo conosciuti più profondamente quando abbiamo condiviso l’esperienza in Ducati per quattro anni: io team manager, lui in arrivo dal mondo Honda dopo due anni non esaltanti che erano seguiti dal titolo mondiale vinto nel 2006. Ho apprezzato subito il suo carattere, leale e sincero, che ti guardava dritto in faccia se c’erano dei problemi e non ti pugnalava alle spalle come fanno in molti. Mai un’esternazione pubblica fuori dalle righe, un professionista esemplare che sapeva bene di essere una persona fortunata per il fatto di poter svolgere il lavoro che più gli piaceva, correre in moto.

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Questa sua consapevolezza lo portava ad essere un vero uomo d’azienda. Non l’ho mai visto tirare i remi in barca, scendere dalla moto con l’espressione di chi si è accontentato. Lui dava sempre il 100% in qualunque situazione si trovasse. In Ducati per lui non è stato facile, certe situazioni non so quanti l’avrebbero subite senza sbottare. E’ capitato che il materiale arrivasse prima a Valentino e poi solo dopo a lui, ma Nicky non ha mai utilizzato questa situazione per trovare delle scuse anche perché Nicky non si è mai preoccupato di chi fosse il suo compagno, per lui quello che contava era riuscire a dare sempre il meglio di sé. 

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Mi sembra di vederlo ancora pedalare sulla bici, quante uscite abbiamo fatto assieme una passione che ci accomunava e che per lui era anche un ottimo modo di allenarsi. Il più delle volte era per ispezionare la pista ma c’erano anche uscite su strada. Mi ricordo che era sempre molto attento e per questo faccio fatica ad accettare che possa essersi distratto su una strada che conosceva bene. Però ora è inutile cercare colpe e responsabili, Nicky non c’è più e se è successo è perché doveva accadere. Era davvero un ragazzo speciale, che sapeva andare in maniera genuina e spontanea oltre l’aspetto puramente professionale. Quando nacque mio figlio mi regalò un completino per lui, con tanto di bavaglino dove c’era scritto “Earl & Son”, un regalo che ti aspetti più dagli amici di una vita. E invece per lui era un gesto normale. Quel completino lo conservo ancora.

Penso ai suoi genitori distrutti ma che devono essere orgogliosi di aver cresciuto un ragazzo così: se mio figlio avrà da grande quegli stessi valori che aveva Nicky sarò un padre felice.

Fai buon viaggio Nicky.

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