Ciclismo, a tutto Fabio Aru: “vado in disco e amo Gabry Ponte. Una pazzia? Rischiai di far scoppiare un incendio”

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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Fabio Aru ha parlato della sua vita al di fuori del ciclismo, raccontando parecchi retroscena

Il 2017 di Fabio Aru sta per cominciare, il capitano dell’Astana farà il suo debutto in questa nuova stagione il 14 febbraio al Tour of Oman, appuntamento che l’azzurro sta preparando ormai da diverse settimane. Il ritiro pre-stagionale procede secondo programma, i carichi di lavoro stanno per essere ultimati, l’unico riscontro che manca fa riferimento alle sensazioni in gara, che arriveranno appunto tra due giorni in Oman.

LaPresse/Simone Bergamaschi
LaPresse/Simone Bergamaschi

Il 2017 dovrà essere l’anno del riscatto per il  ‘Cavaliere dei quattro mori’, dal momento che la stagione passata si è rivelata abbastanza deludente e povera di successi. Nell’appuntamento del Sultanato saranno tanti e temibili i rivali di Aru, il quale potrà senza dubbio mettere alla prova il proprio fisico per capire il livello di forma in vista dei prossimi appuntamenti della stagione. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il ciclista sardo si è divertito a parlare di sè e delle proprie abitudini, senza toccare nemmeno per sbaglio l’argomento ciclismo. “Da piccolo ero molto timido, ma anche iper attivo: non stavo mai fermo. Non sono uno da playstation” sottolinea Aru. “A Villacidro abbiamo tre orti, con pesche, arance, mandarini. Seguivo mio papà, andavo a tagliare l’erba con il decespugliatore.

LaPresse/Simone Bergamaschi
LaPresse/Simone Bergamaschi

Una volta ho quasi fatto scoppiare un incendio. Di solito quando tagli i rami degli ulivi, poi bruci gli avanzi e una volta stavo rischiando di combinarla grossa. Un sogno? Da piccolo volevo essere un pilota di motocross. Stavo anche per acquistare una moto da enduro, poi ho avuto la mania del quad, spinto da un amico. L’ho comprato, ma non è durato molto: l’ho venduto. In camera ho avuto pochi poster, da bambino ho cambiato parecchie fedi calcistiche: Inter, Juve, Milan, Cagliari, Roma. Poi ho iniziato ad andare in bici. A quei tempi c’era un campione di mountain bike in Sardegna, Samuele Pisu. Avevo ritagliato la sua foto dall’Unione Sarda e l’avevo appesa in camera“.

LaPresse/PA
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La scuola invece non è mai stata il suo forte: “mamma e papà hanno sempre avuto la fissa del classico, li ho seguiti ma mi sedevo sempre all’ultimo banco, con tutti gli astucci davanti per non farsi vedere e l’amica brava da cui copiare. Dai, chi non ha mai copiato? Non mi piaceva studiare, ma non ho mai perso un anno. Mi accontentavo della sufficienza, facevo i compiti la mattina presto o la sera dopo cena. Il pomeriggio era dedicato alla bici. Altri sport che ho provato? Mi divertivo a giocare a calcetto nel campo della scuola. Ero un attaccante, me la cavavo. Un calciatore che mi impressiona è Cristiano Ronaldo: mi piace come si approccia allo sport, si allena duro. Nel tennis invece ammiro Djokovic, ho letto la sua biografia“.

LaPresse/Piero Cruciatti
LaPresse/Piero Cruciatti

Dallo sport alla musica, il passo per Aru è breve: “nel mio cd non potevano mai mancare gli 883: la canzone che ha resistito in tutte le mie playlist è “Gli anni”. Ho una passione per la musica dance degli Anni 90: Gigi d’Agostino, Eiffel 65, Gabry Ponte. Mi capita di andare in discoteca, sì. Anche a fine stagione facciamo qualche festa. Quando ero in Sardegna, prendevamo la macchina e andavamo a Cagliari. Anche a Bergamo mi piaceva uscire, compatibilmente con gli impegni ciclistici. Mi piace ballare, con le ragazze però ero timido, non un grande conquistatore. Però sapevo il fatto mio“. Oltre al ciclismo, c’è di più nella vita di Aru: “leggo i giornali e mi informo su tutto, certo mi soffermo sul ciclismo, ovvio.

LaPresse/Gian Mattia D'Alberto
LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

Poi il nuoto: stimo molto la Pellegrini e Paltrinieri, che ho conosciuto. Mi incuriosisce anche il gossip: mi capita di sfogliare “Diva e Donna” o “Novella 2000”. In futuro mi piacerebbe avere un’agenzia viaggi o fare il tour operator. Un continente che amo è l’Africa: la reputo molto genuina. Smettere con il ciclismo? Ci ho pensato quando sono andato via di casa, da under 23, ho pensato più di una volta che non fosse la strada giusta. È stato un periodo molto duro, anche perché i risultati non sono arrivati subito. Poi tutto si è sistemato“.

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