F1, la Ferrari spalanca le porte a Mick Schumacher: “troverà un tappeto rosso…”

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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il capo del progetto giovani Ferrari svela gli obiettivi dell’Academy della scuderia di Maranello

Un vivaio florido con un solo obiettivo ben chiaro in mente: far sì che qualcuno, un domani, si metta al volante della rossa. Quella vera.

LaPresse/Photo4
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La Ferrari Academy sforna talenti, con la speranza che uno di questi un giorno possa diventare il pilota ufficiale della scuderia di Maranello, forgiando in casa magari il campione del futuro. Sono tanti i piloti che passano davanti agli occhi di Massimo Rivola, passato dal ruolo di direttore sportivo con Sebastian Vettel a quello di capo della Fda dopo l’addio di Luca Baldisserri, ma solo alcuni possono ambire un giorno a diventare piloti di Formula 1. “L’obiettivo è scovare talenti nel kart già da bambini – commenta Rivola alla Gazzetta dello Sportsia Marcus Armstrong sia Fittipaldi nel 2017 correranno in F.4 con l’italiana Prema. Mentre Giuliano Alesi continuerà in GP3 con Trident e il cinese Guanyu Zhou, che tutti chiamiamo Giò, farà l’Europeo F.3, sempre con Prema.

Action Press
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Mick SchumacherOvviamente lo seguiamo e quest’anno potremo farlo da vicino, visto che correrà con Zhou nella Prema. Però, in questo caso, è Mick che dovrà scegliere. Adesso non è né con il programma Mercedes né con Red Bull. Ma, se vorrà entrare alla Ferrari Academy, troverà un tappeto rosso. E’ sembrato molto educato e senza montature, complimenti ai genitori che l’hanno cresciuto così. Alla sua età deve già affrontare una pressione mediatica enorme, ma la sta gestendo benissimo”. Rivola ha un sogno, e non lo nasconde: “portare un pilota sulla Ferrari. E il sogno passa dal portarlo prima in F.1. Se poi sarà un pilota italiano, ancora meglio. Guardando oggi Fuoco e Leclerc, dico che sono pronti.

giovinazzi1Giovinazzi? È fortissimo, lo volevo nella Academy già a inizio 2016. Sono contento che ora sia alla Ferrari come terzo pilota, merita una possibilità. Per me la sua dote più grande è la testa e in un pilota rappresenta il novanta per cento. È vero che Antonio ha 23 anni, ma non vorrei che l’esempio di Verstappen sviasse. Non bisogna arrivare per forza a 18 anni. C’è un percorso da valutare che spesso nel mondo delle corse si trascura”. 

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