Dakar 2017, la pazzesca storia di Luca Manca: “sette anni fa ero morto, oggi sono di nuovo qui”

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Il terribile incidente di sette anni fa, subito durante la Dakar 2010, lo aveva quasi ucciso! Oggi Luca Manca è di nuovo in gara

Sette anni fa il terribile incidente che avrebbe potuto chiudere anzitempo la sua carriera. Oggi la rivincita, uno schiaffo a quel destino crudele che si era messo in mezzo tra Luca Manca e la sua moto. E’ passato tanto tempo da quella Dakar 2010, quando una tremenda caduta stava quasi per ucciderlo.

small_110309-113214_to080110spo_003Ero come morto. Quando staccarono i macchinari, mi sono risvegliato” sottolinea alla Gazzetta dello Sport il 36enne pilota di Sassari che ha impiegato sette anni per tornare a correre la Dakar. Un lunghissimo periodo fatto di sacrifici, sudore e riabilitazione dal momento che, dopo quella sesta tappa, Luca Manca non riusciva nemmeno a parlare: “il sogno di tornare alla Dakar è stato uno stimolo a non mollare mai e a superare le difficoltà che i postumi di un coma comportano. Non avevo equilibrio, così ho dovuto ricominciare dalle basi. Dopo un anno sono tornato in moto, ma in quelle piccoline per bambini, nonostante la mia stazza di 1 metro e 91. Non mi sono mai vergognato e ho continuato per la mia strada, nonostante i giudizi pesanti di quanti non mi consideravano normale”. 

lapresse
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Già lo scorso anno Luca avrebbe voluto tornare a correre la Dakar, ma il suo grande amico Marc Coma (vincitore 5 volte della competizione e adesso ds della corsa) gli comunicò il no degli organizzatori: “non erano sicuri del mio stato di salute. Un altro boccone amaro, mi sono rimesso al lavoro. A maggio ho terminato il Merzouga Rally per ottenere l’idoneità“. Quest’anno poi il via libera: “prima dell’inizio ero nervoso, poi sono tornato a divertirmi, ma chiudo il gas ogni volta che incontro piloti caduti a terra. Il mio obiettivo è finire un’impresa rimasta incompiuta. Voglio dimostrare quello che valgo oggi, che sono tornato normale. A mio papà avevo promesso di tornare, eccomi qui. Porto la sua foto sempre con me sul serbatoio. Mi voglio addormentare ogni sera sereno di aver dato il massimo. Le difficoltà ci sono. Per esempio non posso prendere medicamenti per l’altitudine perché ho subito danni al cervello. Mi fermo quando incontro un’auto medica per prendere l’ossigeno. Non voglio guardare la classifica per non farmi prendere dall’ansia. La parte più dura deve ancora venire”.

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