Da Marco Simoncelli a Massimo Rossi: quando lo sport uccide

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Il bello dello sport, la fatica, l’impegno, la grinta e il sudore che si contrappongono alla morte. Una brutta ma tangibile realtà che troppo spesso ci sbatte addosso

Ci sono storie di sport meravigliose. Storie di rivalsa. Storie di rivincita. E poi ci sono storie di sport che fanno venire i brividi. Storie che spezzano vite. Che distruggono sogni e progetti. Questo è quanto è successo ieri a Massimo Rossi. Campione del mondo di motonautica nelle classi 250 e 350. Italiano e giovane 24enne. Il pilota infatti a causa di uscita di pista si è scontrato contro un albero morendo sul colpo. Tante le polemiche che sono succedute. “Era un circuito pericolosissimo“. “Non si sarebbe dovuto correre lì“. Parole vuote ed inutili proprio come il vuoto che Massimo avrà di certo lasciato all’interno della sua famiglia.

rossi-massimo.jpg_997313609Notizie di morte e sport che si ripetono inesorabilmente all’interno delle dinamiche sportive. Lì dove dovrebbe regnare lo svago, la passione e la bellezza della pratica del proprio sport a volte capita che regnino esattamente gli opposti sentimenti. Dolore, lutto e disperazione prendono il posto dei veri e buoni valori sportivi.

Non è la prima volta che accade questo, anzi. Troppe sono le morti che accompagnano infatti questi sport in cui c’è un tasso più alto di pericolosità. Uno dei casi in cui lo sport uccide è quello di Marco Simoncelli. Il pilota di MotoGp infatti perse la vita sul circuito di Sepang il 23 ottobre 2011 anche lui a soli 24 anni. Proprio pochi giorni fa poi il pugile Mike Towell è morto a seguito di un ko tecnico. Aveva solo 25 anni. C’è poi l’incidente che ha portato la morte tra le montagne della Svizzera a Uli Emanuele, base jumper di Bolzano. O per andare un po’ più indietro potremmo nominare atleti come il pallavolista Vigor Bovolenta o il calciatore Piermario Morosini, morto sul campo. Chi può dimenticare infine Jules Bianchi deceduto a 26anni dopo un incidente durante le prove di Formula Uno?

Lo sport uccide. Purtroppo. Oltre al tutto il bello che offre. E’ come se ci fosse un po’ di brutto anche dove sembra impossibile ci sia. Come se quel pallino nero presente nella parte bianca del Tao si mostrasse nello sport proprio come si mostra nel Tao: un puntino quasi invisibile ma che quando si rivela lascia una traccia nera ed indelebile.

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