Ciclismo – Miguel Indurain racconta: “l’Italia mi piace. Il WorldTour? Costa troppo”

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Miguel Indurain non si smentisce mai. Attacca il WorldTour ed elogia l’Italia. Ecco cosa ha detto il ciclista spagnolo

LAPRESSE/MIGUELEZ
LAPRESSE/MIGUELEZ

Il grandissimo ciclista Miguel Indurain ha partecipato alla cerimonia di presentazione del Giro d’Italia 2017Nel suo palmares vanta 5 Tour de France, 2 Giri d’Italia. I suoi ricordi più belli però sono legati all’Italia. L’Italia? Mi piace tutta. Mi piace la gente, la cucina, il modo di vivere. Tra nord e sud ci sono molte differenze, lo stesso che in Spagna, ma non c’è un posto migliore – ha dichiarato Indurain alla Gazzetta dello Sport – . L’Italia l’ho conosciuta da corridore in corse minori, ma ho cominciato ad amarla al Giro, una corsa che m’incanta. Poi ci sono tornato tante volte per divertirmi in bici: Treviso, le Dolomiti, la Romagna. Qualche volta, non poteva mancare, anche da turista: Roma, Firenze, Venezia”. 

LaPresse/Piero Cruciatti
LaPresse/Piero Cruciatti

Durante l’intervista, lo spagnolo ha dichiarato che il più bel ricordo dell’Italia ciclistica è stato vedere la battaglia tra Moser e Saronni e che il suo giorno più bello da corridore è stato la vittoria del Giro d’Italia nel 1992. Gli avversari più difficili da battere sono stati due italiani: Gianni Bugno e Claudio Chiappucci. “Bugno era molto completo. Chiappucci mi faceva sudare. Diciamo un giorno l’uno, un giorno l’altro. Poi c’era la Gewiss, una squadra forte, complicata da affrontare”, ha proseguito. E sul Giro d’Italia ha dichiarato: “Sì. È duro, non saprei scegliere la tappa regina tra quella del doppio Stelvio e quella che arriva a Ortisei”.

 

LaPresse/Piero Cruciatti
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Infine, Indurain ha lanciato un vero e proprio attacco verso il WorldTour che secondo lui costa troppo e non agevola i corridori. “Il WorldTour va bene come attività d’elite, ma costa troppo. Bisognerebbe agevolare la nascita di più squadre a livello nazionale anche per dare più opportunità ai giovani. Mi piacerebbero anche corse a tappe con salite meno dure e crono più lunghe per ampliare il ventaglio dei possibili vincitori. Così, invece, il successo finale è riservato a corridori sotto i 65 chili. E se fai troppi arrivi in salita sono sempre i soliti 4 o 5 che lottano per vincere. La gente si annoia. Poi ci vorrebbe più attenzione sui corridori. Mio figlio ha smesso dopo tre anni da under23 perché anche passando pro’ il ciclismo non gli avrebbe garantito uno stipendio. Per essere un vero pro’, un corridore deve prendere un vero stipendio. Ma ripeto, io non sarei un buon dirigente“.

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