Polo: passione e stile

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SportFair

Uno sport di estrema eleganza, grinta e coraggio

Dici cavallo e pensi all’eleganza, all’intelligenza. Alla nobiltà.
Dici cavallo e sport e il pensiero corre al salto e alle corse, agli ippodromi.
A pochi la mente vola al polo: eppure è uno degli sport più appassionanti e coinvolgenti in cui l’interazione tra uomo, animale e squadra è pressoché unica.

poloSpesso associato all’élite internazionale, subisce un approccio un po’ snob da parte di chi lo pensa uno sport per pochi.
Se è vero che è uno sport che in pochi praticano, è altrettanto vero che la comunità di polo – fatta non solo di giocatori ma anche di appassionati, di allevatori e di peticeros, ovvero gli incaricati della cura dei cavalli – è invece molto ampia ed aperta perché spinta da una pura passione. Il polo si potrebbe definire oggi uno dei pochi sport genuini dove gli interessi economici, seppur presenti, non hanno ancora preso il sopravvento. Una genuinità che emerge in tutta la sua purezza durante le partite.

poloPer chi assiste l’odore dell’erba si mescola al sudore dei giocatori e degli animali, un tutt’uno nello sforzo atletico: i muscoli dei cavalli guizzano sotto il pelo lucido, i giocatori assumono pose che farebbero invidia ai migliori acrobati circensi per poter colpire con una mazza di bambù di un metro e mezzo una palla dal diametro di circa 8 centimetri mentre si sta galoppando in un campo grande come 3 campi da calcio e altri 4 cavalli ti corrono addosso per rubarti la bocha. Assistere ad una partita di medio livello può scaricare delle dosi di adrenalina inaspettate anche nelle persone più flemmatiche. Una partita con giocatori con un handicap da 10 goal causa dipendenza.
Nella maggior parte dei casi è sufficiente assistere ad una partita per amare questo sport.
La preparazione richiesta ai giocatori e ai cavalli, che si intuisce anche da neofiti, presuppone un duro lavoro, una dedizione continua, la ricerca dei cavalli giusti e con ognuno di loro ore e ore di lavoro. Il polo è uno sport di squadra e di scuderia perché così come nella Formula 1 si cambia l’assetto dell’auto a seconda delle condizioni, allo stesso modo nel polo si cambiano i cavalli a seconda dell’andamento del match e delle caratteristiche degli avversari. Capita così che ogni giocatore abbia almeno quattro-cinque cavalli a disposizione per ogni partita.

poloSe tutto questo non bastasse a rendere affascinante questo sport di squadra, a renderlo irresistibile è l’aspetto glamour.
Come nel rugby il fair-play ha un ruolo chiave sia sul campo di gioco che fuori.
A fine partita ci si ritrova nella club house e, vinti e vincitori, festeggiano il match con familiari ed amici. Una sorta di terzo tempo che può trasformarsi in pic-nic fatti a bordo campo con stivali inzaccherati di fango e champagne nel secchiello – un mix irresistibile di classe e nonchalance – e che nei club più formali prevede invece un dress code all’altezza, come spesso succede nei tornei che vedono la partecipazione di membri dell’alta aristocrazia internazionale: i principi d’Inghilterra William ed Harry sono i due volti più noti, a cui si aggiungono altri nomi celebri.

poloTra di loro il Duca di Marlborough, ovvero la famiglia Churchill: in passato fu Sir Winston, oggi è il pronipote George Spencer-Churchill, legato anche alla famiglia di Lady Diana Spencer, titolare del team di polo Blenheim.
Tanto è forte il legame tra questi mondi che George Spencer Churchill, oltre ad essere ambasciatore del brand La Martina – leader mondiale nella produzione dell’equipaggiamento tecnico per il polo – è il protagonista principale della campagna invernale del brand argentino, girata proprio nella tenuta di Blenheim nell’Oxfordshire.

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