Olimpiadi Rio 2016, le pagelle di Sport Fair: da Elia Viviani la medaglia più bella, che meraviglia Simone Biles. Bene la RAI

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Olimpiadi Rio 2016, le nostre pagelle sui Giochi Olimpici brasiliani: top e flop

Le Olimpiadi di Rio de Janeiro si sono concluse con una cerimonia di chiusura davvero spettacolare, ma quello che resta oltre a luci, suoni e colori tipici della movida brasiliana, sono le fantastiche storie di vita e di sport che da sempre i Giochi Olimpici sanno regalare, dando la ribalta del mondo intero ad atleti meravigliosi capaci di trasmettere valori importanti come solo lo sport e le sue storie sanno fare.

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La copertina di queste olimpiadi è certamente quella di Simone Biles. Il nostro voto è 10 & lode. 19 anni appena compiuti, arriva da Columbus, Ohio, cuore degli USA, anche se vive a Spring, in Texas, dove si allena nel World Champions Centre, una palestra fondata da lei stessa con la sua famiglia insieme all’allenatrice Aimee Boorman. E’ una ginnasta sublime e torna a casa con 4 medaglie d’oro e una di bronzo. Ha vinto il concorso individuale, il concorso a squadre, il corpo libero e il volteggio, mentre è arrivata terza nella trave. Arrivava a Rio da super favorita dopo aver vinto gli ultimi tre campionati mondiali consecutivi (2013, 2014 e 2015), l’abbiamo scoperta qui perchè a Londra non avevamo potuto apprezzarla. Infatti nel 2012 era ancora juniores e non poteva partecipare alle Olimpiadi (aveva 15 anni).

simone biles zac efron5Ma già a 13 anni il mondo della ginnastica aveva capito che fenomeno aveva di fronte: aveva iniziato a vincere tutte le gare giovanili. Oggi è la prima ginnasta della storia degli Stati Uniti d’America a vincere 4 titoli in una singola olimpiade. E a 19 anni ha battuto il record di Shannon Miller: è già la ginnasta più vincente della storia americana con 19 medaglie già vinte tra Mondiali e Olimpiadi (e una carriera ancora lunghissima davanti). Non è un caso se gli USA che hanno dominato le Olimpiadi hanno scelto proprio lei come portabandiera alla cerimonia di chiusura dei giochi. Ha animato il villaggio olimpico con la sua dolcezza e simpatia, bellissimo il siparietto social con Zac Efron. E’ già nel cuore di tutta l’America, e non solo.

LaPresse/Xinhua
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Al secondo posto, lui che soltanto nelle nostre pagelle può arrivare secondo, c’è il fulmine della Giamaica, Usain Bolt. Ma in realtà è un primo posto ex aequo, perchè anche a lui diamo 10 & lode. Torna a casa da Rio con altre tre medaglie d’oro in queste Olimpiadi, s’è confermato campione olimpico per la terza edizione consecutiva nei 100 metri, nei 200 metri e nella staffetta 4×100.

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Mai nessuno c’era riuscito prima di lui nella storia dei Giochi. Ieri ha compiuto 30 anni proprio nell’ultimo giorno dei giochi. Quando era ragazzino gli dicevano che era troppo magro per realizzare i suoi sogni, le sue ambizioni, che erano quelle di diventare l’uomo più veloce del mondo. Invece lui c’è riuscito e ha zittito tutti gli scettici, dimostrando che con passione e forza di volontà si può superare ogni ostacolo. A Rio s’è trovato benissimo nell’ambiente di festa tipicamente brasiliano. Ha regalato spettacolo non solo in pista, anche fuori con la sua simpatia. Nel cuore della notte s’è improvvisato lanciatore del giavellotto così, per puro diletto, quando lo stadio era ormai vuoto, all’una e mezza di notte. Per giocare.

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Sul nostro podio delle Olimpiadi di Rio De Janeiro sale anche un’altra leggenda dello sport internazionale: Michael Phelps. Anche per lui 10 & lode. Non siamo troppo generosi, più avanti arriveranno i voti più bassi. Ma Phelps questa lode se la merita tutta, ha trionfato a 31 anni in vasca con 5 medaglie d’oro e una d’argento (per la quarta olimpiade consecutiva è stato l’atleta più medagliato), lo “Squalo di Baltimora” si congeda per sempre dalle Olimpiadi con un palmares incredibile. Parliamo di 23 ori, 3 argenti e 2 bronzi da Atene 2004 a Rio 2016. Complessivamente ha partecipato a 30 gare olimpiche, salendo 23 volte sul podio: è il miglior atleta di sempre alle Olimpiadi per numero di medaglie vinte. Una leggenda dello sport e del nuoto che ci mancherà tantissimo in vasca ma ci auguriamo non si allontani mai dall’ambiente che l’ha fatto diventare Re.

LaPresse/Alfredo Falcone
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L’ultimo 10 & lode è quello che ci piace di più. E’ la medaglia d’oro più bella dell’Italia in questi giochi di Rio. E’ Elia Viviani che riporta l’Italia sul tetto del mondo in uno sport nobile e antico come il ciclismo su pista. Il profumo del velodromo, l’ebrezza della velocità. Viviani aveva già sfiorato il podio quattro anni fa a Londra, poi è arrivato sesto vedendo il bronzo sfumare all’ultimo giro. Una beffa, che però è servita. Perché probabilmente se fosse salito sul podio di Londra, non avrebbe insistito per vincere ancora. E non ci avrebbe mai emozionato così tanto come a Rio. Invece dopo quella beffa ha lavorato sodo, ha messo da parte la strada facendo un grande sacrificio per un ciclista in età matura, ha dimostrato come e quanto il lavoro paga.

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E’ stato il più forte in pista, il più veloce, il più esperto, il più scaltro. Anche il più tenace, perchè ad un certo punto nella prova più importante e delicata è caduto, travolto da un coreano che era andato a sbattere su Cavendish. Abbiamo rivisto l’incubo di Nibali materializzarsi, ma Elia s’è rialzato, ha controllato che non ci fosse nulla di rotto, ha guardato lo schermo e ha visto che nella classifica era ancora primo, e ha deciso di difenderlo quel primo posto per poi scoppiare in lacrime. Adesso tornerà a dedicarsi alla strada, ma non abbandonerà la pista. E questo successo può rilanciare l’Italia in una disciplina storica e dalla grande tradizione.

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Rimanendo al ciclismo su pista, un altro voto molto alto se lo merita il britannico Bradley Wiggins. Per noi è 9. Chiude la sua carriera con un’altra medaglia d’oro, nell’inseguimento a squadre maschile, lui che alle Olimpiadi aveva già vinto 7 medaglie (4 ori, 1 argento e 2 bronzi prima di Rio). Nel 2012 ha trionfato al Tour de France in maglia gialla a Parigi, il 7 giugno 2015 nel velodromo Lee Valley di Londra batte il record dell’ora, percorrendo in un’ora 54,526 chilometri. A Rio ha vinto ancora, a 36 anni. Fenomeno immortale.

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Immortale come Fabian Cancellara. “Spartacus” ha vinto la medaglia d’oro nella prova a cronometro a 35 anni, bissando il successo di Pechino 2008 dove aveva anche vinto l’argento nella prova in linea. Anche lui merita un 9 pieno. Per lo svizzero di origini lucane una prova straordinaria, un fulmine a Rio, più veloce degli specialisti Dumoulin e Froome. Ha sovvertito ogni pronostico, ha meritato una vittoria straordinaria.

Anne Van VleutenQuella vittoria che hanno assaporato e sfiorato fino a pochi chilometri dal traguardo la bellissima olandese Annemiek Van Vleuten e il nostro Vincenzo Nibali. Non saranno ricordati per un oro olimpico che avevano in tasca, ma meritano il nostro 8,5. Li ha fermati soltanto una caduta, una caduta terribile mentre erano lanciati verso il traguardo di Copacabana nella pericolosissima discesa di Vista Chinesa. Nibali s’è dovuto operare, l’olandese ci ha fatto temere il peggio e ha rischiato la vita ma per fortuna se l’è cavata nel modo migliore possibile dopo quella botta. Avrebbero meritato entrambi l’oro. La loro storia fa parte dello sport, perchè si può cadere ma dopo ogni caduta l’importante è rialzarsi.

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Abbandoniamo il ciclismo e torniamo al nuoto. Non ci sono più aggettivi per descrivere le ragazze terribili della piscina, la statunitense Katie Ledecky e l’ungherese Katinka Hosszù. Per entrambe il nostro voto è 9,5. La nuotatrice statunitense già a Londra aveva vinto la medaglia d’oro negli 800 metri stile libero quando aveva soltanto 15 anni. Stavolta alla sua seconda olimpiade ha vinto 4 medaglie d’oro tutte nello stile libero (200 metri, 400 metri, 800 metri e staffetta 4×200 metri) e un argento nella staffetta 4×100 metri, entrando definitivamente nell’olimpo dello sport ad appena 19 anni. La magiara, invece, si conferma campionessa con 3 titoli olimpici nei 100 metri dorso, nei 400 metri misti e nei 200 metri misti, mentre vince l’argento nei 200 metri dorso. Dopo aver vinto tutto quello che poteva vincere in Coppa del Mondo, agli Europei e ai Mondiali, finalmente a 27 anni riesce a salire sul podio anche alle Olimpiadi.

LochteInvece quella di Ryan Lochte a Rio 2016 è una storia brutta brutta. Vorremmo dargli 3 ma per quello che ha combinato riteniamo sia anche troppo alto. Ha vinto la medaglia d’oro nella staffetta 4×200 maschile stile libero, ma poi ha combinato un pasticcio enorme. Ha detto che l’avevano rapinato puntandogli una pistola alla testa, ma non era vero nulla. Anzi, era stato lui dopo le gare nella notte, insieme a tre compagni, a combinarne di tutti i colori dopo aver bevuto un po’ troppo. Hanno distrutto una stazione di servizio. Sono stati incastrati dalla polizia brasiliana, nessuna rapina. Adesso le scuse. E mai più competizioni internazionali. Perché lo sport non insegna questo, anzi lo sport è prima di tutto correttezza e lealtà. L’esatto opposto dell’imbarazzante figuraccia di Lochte a Rio.

Julius YegoUna storia fantastica, invece, è quella del keniota Julius Yego, lanciatore di giavellotto di 27 anni. La sua storia è così bella da meritarsi un 10 pieno. E’ arrivato tardi al suo primo podio olimpico, medaglia d’argento con un lancio di 88 metri e 24 centimetri. E’ conosciuto come “YouTube Man” perchè ha imparato a lanciare il giavellotto studiando da solo le tecniche su youtube da autodidatta. Poi nel 2010 ha vinto i giochi africani e grazie ai soldi di quella vittoria ha deciso di spostarsi nella fredda Finlandia, con uno sbalzo di 40°C rispetto a casa, per migliorarsi nei centri e con gli allenatori migliori del mondo. E così è diventato il più forte, vincendo nel 2015 l’oro mondiale con un lancio di 92,72 metri. Il Qatar gli ha offerto 9 milioni di euro per cambiare nazionalità e gareggiare alle olimpiadi per il Paese arabo, ma lui ha rifiutato. Orgogliosamente Keniano. E proprio in Kenya, con i suoi guadagni, ha fondato una scuola in cui insegna ai ragazzi ad utilizzare Internet nel modo corretto. I miracoli dello sport.

2016 Rio Olympics Weightlifting - Final - Men's 105kg - Riocentro - Pavilion 2 - Rio de Janeiro, Brazil - 15/08/2016. David Katoatau (KIR) of Kiribati reacts. REUTERS/Stoyan Nenov FOR EDITORIAL USE ONLY. NOT FOR SALE FOR MARKETING OR ADVERTISING CAMPAIGNS. - RTX2L1HG

Un’altra storia bellissima è David Katoatau da Kiribati. E’ arrivato ultimo nel sollevamento pesi la misura di 349 chilogrammi, quasi cento chili in meno dell’uzbeko Ruslan Nurudinov che ha vinto l’oro sollevando 431kg. Ma Katoatau ha gioito come se avesse vinto e per questo merita un fantastico 8. Ci ha emozionato tutti quando è riuscito a sollevare quella misura e ha iniziato a festeggiare come un bambino, inscenando un balletto spontaneo e simpatico che è subito diventato virale sui social. Adesso tutti lo conoscono per la “Katoatau Dance“, e siamo pronti a scommettere che in tanti tra coloro che hanno visto quel video siano convinti che abbia vinto una medaglia. Invece era soltanto la gioia di un ultimo posto, la gioia di essere a Rio, alle Olimpiadi, di aver sollevato una misura. Poco importa che fosse la più bassa di tutte. E’ questa la vera essenza dello sport. Onore a David Katoatau da Kiribati con furore.

LaPresse/Xinhua
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Merita invece 9 Majlinda Kelmendi che ne Judo ha vinto la prima storica medaglia d’oro per il Kosovo alle Olimpiadi. Ecco perchè è un oro denso di significato. E poco importa se in finale ha battuto la nostra Odette Giuffrida, comunque argento. Lacrime sul podio per la Kelmendi, che non è riuscita a trattenere le lacrime durante l’inno nazionale. In conferenza stampa, lei che a Londra 2012 aveva partecipato con la maglia dell’Albania perchè il Kosovo non era ancora riconosciuto, ha detto: “avrei voluto gareggiare da sempre con i colori del suo Kosovo ai Giochi Olimpici. Avevo a lungo sognato questo momento, rifiutando anche moltissime offerte e ingaggi milionari da altri Paesi che volevano che io gareggiassi per loro. Ma tutti i milioni del mondo non sarebbero stati sufficienti a farmi sentire come mi sento io oggi“. Un orgoglio commovente.

BrownleeUn’altra bellissima storia che non possiamo trascurare è quella dei fratelli Alistair e Jonathan Brownlee. Hanno vinto una delle corse più dure come il triathlon, oro e argento sul traguardo di Copacabana. Anche per loro 8 pieno. Emblema della trionfale olimpiade britannica, i fratelli Brownlee hanno conquistato una vittoria speciale, quando Alistair ha vinto l’oro ha aspettato il fratello secondo per abbracciarlo sul traguardo. E si sono abbracciati buttati a terra, stremati ma felici come quando erano bambini e giocavano gattonando nel salotto di casa. Commoventi.

El ShehabyChe brutto, invece, il gesto del judoka egiziano e islamico Islam El Shehaby che ha rifiutato polemicamente di stringere la mano all’avversario israeliano. Zero tagliato, vergogna pesante. Speriamo non partecipi più ad alcuna competizione sportiva. Le Olimpiadi hanno dimostrato anche stavolta, in un momento storico delicato sul piano internazionale, che lo sport unisce. Nessuno può permettersi di utilizzare lo sport per dividere, per alimentare polemiche e dissapori. Se El Shehaby ha scambiato la pedana del Judo con una base dell’ISIS ha sbagliato strada e lavoro.

LaPresse/Spada
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Adesso veniamo all’Italia. Tra gli Azzurri un 10 pieno per Niccolò Campriani, due fantastiche medaglie d’oro nel tiro, ma anche per Fabio BasileGregorio PaltrinieriDaniele Lupo e Paolo Nicolai. I due ragazzi del beach si sono fermati all’argento ma ci hanno fatto sognare, avrebbero anche potuto vincere l’oro, hanno portato l’Italia in finale e a medaglia per la prima volta nella storia di questo sport. Ci hanno fatto svegliare alle 5 del mattino per non perderci la finalissima, hanno superato mille insidie prima di arrivare a Rio, hanno conquistato gli Ottavi di Finale dai ripescaggi dopo aver perso le prime due partite e l’hanno fatto senza spettatori e senza nessuna aspettativa. Ma alla fine ci hanno fatto innamorare.

Shaun Botterill

Sempre nel beach volley Adrian CarambulaAlex Ranghieri meritano un bellissimo 8. Purtroppo sono capitati agli Ottavi proprio contro Lupo e Nicolai, altrimenti avremmo potuto sognare una finale tutta italiana. L’ormai celebre “Mr. Skyball” è salito alla ribalta di Rio 2016 per il suo stile unico al servizio. La sua Skyball appunto, consiste nel colpire la palla con un taglio per poi essere spedita altissima. Il risultato è un pallone che può andare a finire nella visuale del sole e che nella discesa è molto difficile da controllare per l’avversario. Sarebbe stato bello vederli anche più avanti, ma l’Italia ha un grande futuro in questo sport.

LaPresse/Alfredo Falcone
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A proposito di battute e di volley, vogliamo parlare di Ivan Zaytsev? Per noi è 9,5. Un mostro. Un leone. Ci ha fatto sognare, e non solo per quegli ace a 130km/h che ci hanno regalato la finalissima schiantando gli USA quando tutto sembrava finito. Non solo per quelle schiacciate imprendibili. Ma soprattutto per quel cuore, quella grinta, quella passione tutta italiana che lo Zar ci ha trasmesso in ogni partita.

Adesso arriviamo alle note dolenti, non a caso dulcis in fundo. Note dolenti non perchè siano voti bassi, ma perchè sono alcune tra le nostre stelle più belle e non le vedremo mai più alle Olimpiadi.

Stefano Tempesti e Christian PresciuttiIniziamo dalla Pallanuoto: il Settebello s’è congedato con un bronzo eroico che porta l’addio di due pilastri storici come Stefano TempestiChristian Presciutti. 9,5 a entrambi. Tempesti è il Settebello. Ha esordito con la nazionale nel 1999 vincendo l’argento nella Coppa del Mondo. Sono passati 17 anni. C’è un’intera generazione che ha seguito il Settebello e in porta ha visto sempre e solo Stefano Tempesti. A Rio è arrivato dopo un intervento agli occhi, adesso lascia a 37 anni dopo 5 Olimpiadi disputate . Ci mancherà. Christian Presciutti lascia l’eredità al fratello Nicholas: hanno festeggiato il bronzo abbracciandosi insieme a centrocampo durante il suono della sirena nella finale vinta contro il Montenegro. Un’immagine stupenda.

LaPresse/Gian Mattia D'Alberto
LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

Rimaniamo alla Pallanuoto, e passiamo al Setterosa. Tania Di Mario lascia anche lei a 37 anni. Anche lei ha esordito in Nazionale nel 1999. E ha giocato nell’Orizzonte Catania ininterrottamente dal 1997, per 19 lunghissimi anni. Una bandiera, alle Olimpiadi oro ad Atene 2004 e adesso argento a Rio 2016. S’è congedata nel modo migliore possibile. 9,5 anche per lei.

LaPresse/Gian Mattia D'Alberto
LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

C’è sempre la piscina tra un altro 9,5 e un’altra grande stella che abbandona le competizioni con un grande trionfo: Tania Cagnotto. Vincere l’oro nell’era delle irraggiungibili cinesi era impossibile. Lei è arrivata prima tra tutti gli altri, a Rio ha vinto un bronzo individuale e un argento nel sincro con Francesca Dallapè. Una carriera da sogno conclusa al top per la più grande tuffatrice italiana di sempre.

federica pellegrini atlete nuotoE’ mancata la medaglia, ma Federica Pellegrini non si discute. E’ la più grande nuotatrice della storia italiana e probabilmente anche europea. Anche per lei 9, nonostante tutto. Mezzo punto in meno delle altre solo perchè non è andata a medaglia, ma nello sport non conta solo il risultato e la prestazione. Aveva addosso grandi pressioni ma per noi ha vinto lo stesso. Ha portato la bandiera italiana alla cerimonia d’apertura con portamento ed eleganza, in bello stile. Ha rappresentato l’Italia con la sua spontaneità al villaggio olimpico. E’ e rimarrà sempre la nostra stella, il miglior testimonial per Roma 2024.

LaPresse/Spada
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Possiamo fare lo stesso discorso per Vanessa Ferrari. Quarta come la Pellegrini (e altri 8 azzurri, abbiamo rimediato ben 10 “medaglie di legno”). Anche a lei va il nostro 8,5, il nostro apprezzamento e il nostro “grazie” per una carriera straordinaria. La ginnasta bresciana, soprannominata “farfalla di Orzinuovi”, lascia dopo una carriera di successi straordinari. Dopo aver vinto la medaglia d’oro ai mondiali del 2006 ha ottenuto il Collare d’oro del CONI ed è stata nominata a soli 17 anni “Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana”. Rimane a secco di medaglie alle Olimpiadi, ma chiude la carriera con un oro, un argento e tre bronzi mondiali, 4 ori, 3 argenti e 3 bronzi europei, 4 ori, 1 argento e 3 bronzi in Coppa del Mondo.  E’ stata la più grande ginnasta di sempre e poco importa se nell’Olimpiade di Simone Biles non c’è stato spazio sul podio per lei. Nel cuore di ogni italiano che ama lo sport non verrà dimenticata mai.

Dopo Rio 2016, per tutti loro ci rimarrà soltanto la nostalgia.

LaPresse/Claudia Fornari
LaPresse/Claudia Fornari

Non possiamo non citare Alex Schwazer. Dieci. Perché era pulito. Perché meritava di correre. E di vincere. Perché è il più forte marciatore del mondo. Perché l’hanno fermato con l’imbroglio. Perché nella vita come nello sport si può sbagliare, ma chi si ricrede, ammette l’errore, sconta la pena e riparte dai valori sportivi è il benvenuto ed è proprio quello che aveva fatto Alex. L’Italia è rimasta per la prima volta nella storia delle Olimpiadi con un mortificante “0” nei podi della disciplina regina, l’Atletica Leggera. E ce lo meritiamo per come abbiamo trattato il nostro talento migliore. Che adesso non dobbiamo abbandonare.

lucchetta antinelliIn conclusione, due menzioni di merito importanti. Diamo 10 con convinzione alla Rai, che ha seguito le Olimpiadi con una maratona eccezionale. Tre canali in TV (Rai2, Rai Sport 1 e Rai Sport 2), decine sull’APP per smartphone e tablet che ci hanno consentito di seguire in diretta tutto, ma proprio tutto. E che qualità nei commenti: qualcuno (che magari prima di Rio 2016 non aveva mai visto una partita di Pallavolo) ha avuto il coraggio di criticare la telecronaca moderna, competente e appassionata di Alessandro Antinelli, affiancata dal commento tecnico del grandissimo “Crazy Lucky” Lucchetta. Invece ci hanno accompagnato in modo meraviglioso, come gli altri telecronisti e commentatori azzeccati in ogni sport, in grado di affiancare il pathos delle emozioni olimpiche alla divulgazione di sport poco conosciuti, in cui non basta raccontare che succede ma bisogna prima di tutto spiegare le regole e il funzionamento di ogni disciplina.

LaPresse/PA
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Un 10 convinto anche al Brasile e a Rio de Janeiro per la coraggiosa sfida olimpica, vinta su tutti i fronti. Tutti i beceri timori, dal virus Zika alla criminalità, dal terrorismo all’inquinamento, sono stati dimenticati durante queste settimane di festa e di sport. Di competizione e di fair play. Si gioia e divertimento. E Rio grazie ai giochi è migliorata moltissimo per strutture, relazioni, civiltà. E ha guadagnato tanto per un indotto incredibile. Alla faccia di chi ritiene le Olimpiadi soltanto un dispendioso sperpero di denaro.

Dopo l’esempio positivo di Londra e di Rio, davvero vogliamo farci sfuggire la chance di Roma 2024? Saremmo veramente idioti…

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