Papà Keke deve insegnare al figlio Nico come comportarsi da qui in avanti, per vincere il Mondiale F1
Adesso che Lewis è passato davanti al figlio in classifica, chissà cosa pensa lui, Keke, il papà di Nico. La saga dei Rosberg, padre e figlio, entrambi piloti, entrambi ai vertici. Con qualche sottile ma fondamentale differenza fra loro. Ci fosse stato babbo Keke, al posto di Nico, dubitiamo fortemente che Lewis sarebbe riuscito a rimontare così facilmente la vetta della classifica iridata di Formula 1. Keke, ai suoi tempi, era chiamato “il finlandese volante”, ed era famoso non solo per i biondi baffi spioventi, ma per il suo stile di guida selvaggio, fatto di “piede giù”, 100% istinto e 0% tattica.
Un pilota difficile da contrastare, contro il quale era davvero complicato riuscire ad avere la meglio. Keke vinse il Mondiale F1 nel 1982. 4 anni dopo abbandonò il circo della Formula 1 perché non gli interessava né piaceva pensare di correre con dei motori turbo da 1000 cavalli e, soprattutto, non voleva restare in una scuderia, McLaren, che gli preferiva in maniera sfrontata il collega di box, il francesino antipatichino e precisino, il Professor Prost. Keke in pista era l’esatto contrario del professore francese; Keke era velocità, grinta, attacco; il ragionamento e il calcolo rimanevano seduti ai box di Keke, ad aspettarlo a fine gara.
Ecco perché ci piacerebbe sapere cosa starà dicendo papà Keke al figlio Nico, adesso. Adesso che i calcoli occorre lasciarli da parte per iniziare a battagliare, seriamente, non facendo più sconti a nessuno. Adesso non è più il momento di mantenere lo status quo da primato; adesso è venuta l’ora di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, e con coraggio, dimostrare a tutti che si è più forti e veloci del compagno d’armi. Keke, sicuramente, saprebbe come fare. Ne siamo certi.