Il Giro imbocca le discese e riporta a galla i valori del ciclismo di un tempo

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Le discese e le risalite: tornano i valori del ciclismo di un tempo al Giro d’Italia

Nel ciclismo dei nostri giorni si fa un gran parlare di doping e di “motorini nascosti” alla vista. E il problema, anzi, i problemi, esistono per davvero. Sarebbe inutile e ipocrita negarlo. Però, nella tappa di oggi, con il Giro che inizia ad entrare nel “vivo”, attaccando le prime salite che fanno la differenza, quello che viene in mente, è che, banalmente, le pendenze vanno prima “ascese” e subito dopo “discese”. E proprio sulle discese, oggi, il Giro e i suoi ciclisti hanno regalato vere e proprie emozioni, di quelle da mozzare il fiato. Sono state le discese a farci pensare che in fondo, non c’è doping e non c’è motorino che possa “influenzare” il coraggio dei ciclisti quando si buttano “a tutta” in una di queste strade boschive. Vederli in sella, a velocità dovute soltanto alle ruote che scorrono, e al coraggio di lasciarle scorrere senza toccare i freni, è una cosa da brividi sulla schiena. Assistere alle loro curve, mentre accarezzano muretti a secco, tagliano secchi tornanti, infilano traiettorie impossibili, fa capire quanto inutili sarebbero doping e motorini vari in queste fasi della corsa. In questi momenti ci vuole solo una cosa: il pelo sullo stomaco. In questi momenti viene fuori il campione, il fuoriclasse, la stella. In questi momenti non c’è baro che tenga, non c’è bluff che resista, non c’è inganno che valga. Sono semplici discese, in fondo, ma portano a galla valori veri, di quelli che restano nel tempo: i valori del vero ciclismo.

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