Vincenzo Montella, l’aeroplanino post-zenghiano che stenta a decollare

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Solo quattro i punti di vantaggio sulla zona retrocessione, la Sampdoria di Vincenzo Montella non è molto migliore di quella lasciata da Walter Zenga

Mare, sapore di sale. In effetti alla Sampdoria deve bruciare parecchio la ferita. Era il 10 novembre del 2015 quando arrivò l’ufficialità. A meno 2 dalla Juve, i blucerchiati esonerano Walter Zenga e lo rimpiazzano con Montella. Ferrero gira le spalle all’allenatore che aveva scelto, al portierone nerazzurro e blucerchiato, per assumere l’ex- aeroplanino.

LaPresse/Valerio Andreani
LaPresse/Valerio Andreani

La Samp era decima. Non era “bellissima” ma nemmeno “bruttissima”. E il presidente, fumantino e molto estroverso, aveva deciso, passando sopra le parole di Zenga, di riprendere in squadra il cavallo pazzo Cassano. Certo, l’atmosfera della Genova blucerchiata sapeva molto di “anarchia a tempo determinato”, anche perché Walterone aveva deciso (buon cuore) di “responsabilizzare” i suoi ragazzi permettendo loro di scegliere in assoluta libertà l’orario di sveglia e allenamento. Non funzionò. Salta Walter, atterra Montella. E nulla cambia. Anzi, a dirla tutta, quando cambia lo fa in peggio. Ecco quindi che la Samp si trasforma, ma la sua classifica peggiora. Continuamente. Oggi, Palermo e Carpi hanno 28 punti, e si trovano in piena zona retrocessione. La Samp dell’aeroplanino post-Zenghiano di punti ne ha 32. E si trova quindi a soli 4 punti dalla palude salmastra della lotta per la retrocessione. Mare, sapore di sale. A Genova, spiaggia blucerchiata.

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