Alibi, incertezze e fallimenti: Roberto Mancini e Simeone come esempio da seguire

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Mancini e la sua Inter, due realtà opposte che sembrano non incrociarsi: ma di chi è la colpa dell’ennesimo fallimento?

Quando uno sbaglia, normalmente paga. Normalmente. Trattandosi invece, qui, della Pazza Inter, nessuno sembra dover pagare per questa infinita serie di figuracce che la formazione nerazzurra sta inanellando ormai da troppi mesi. Nessuno paga, anzi.

LaPresse/Spada
LaPresse/Spada

Assiso su di un trono dorato, l’allenatore ha il coraggio di affermare, visto che nessuno osa controbattere il suo verbo, che “la squadra meritava di vincere” (secondo chi? E come mai ha perso allora? Di chi è la colpa dell’ennesima sconfitta?), che “nel calcio però bisogna fare gol” (ma vah? Che scoperta incredibile! E come mai questa Inter non è riuscita a fare un gol al Genoa? E la colpa di chi è? Sempre di qualcun altro?), che “cominciamo ad avere un’anima di squadra” (peccato che il campionato sia finito, che nessuno dei traguardi prefissi sia stato raggiunto, che l’Inter sia ormai più una barzelletta che una squadra, che i tifosi siano delusi, sconfitti, amareggiati), che “con un paio di acquisti sarà un’Inter forte” (basta acquisti Mister, please! Occorrono gioco, idee, carattere. Mai sentito parlare di Diego Simeone e del suo Atletico Madrid? Ecco, prenda esempio). È un’Inter dalle due realtà opposte: da una parte l’Inter che vede Mancini, dall’altra quella che vedono risultati e tifosi. Peccato che nessuno, in società, abbia il coraggio di parlar chiaro all’assiso Mister. Come mai?

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