L’incredibile storia della tennista numero 440 al mondo, Emily Webley Smith: 36 ore di viaggio fra mille problemi e la beffa finale del match perso per 2 minuti di ritardo
La storia accaduta alla tennista numero 440 del ranking mondiale, ha dell’incredibile. La Smith nel suo viaggio daShangai a Tokyo ha affrontato mille peripezie a causa di scherzi del destino, piani contrari dell’universo o semplice sfortuna. La tennista ha lasciato l’hotel in Cina alle 11 del mattino di venerdì, arrivata all’aeroporto, solo dopo mezz’ora è riuscita a far capire agli addetti quale fosse la sua prenotazione che risultava inesistente. Le sono state date informazioni sbagliate in merito al ritiro dei bagagli e un solo biglietto invece che due. Il primo voloha subitoun ritardo di 1 ora e mezza, facendole perdere la coincidenza da Shangai a Tokyo. La compagnia Airline si è rifiutata di farle prenotare un altro volo e la tennista è rimasta oltre 3 ore alla reception a litigare in inglese, sloveno e giapponese con lo staff da lei poi definito “il più incompetente in materia di aerei su questo pianeta“. Il manager le ha fatto sapere di un aereo all’1 di notte, ma lo staff le ha vietato di prendere quel volo. La Smith si è dunque trasferita (gratis) in una bettola di Shangai con tanto di “riso+olio+cibo – di un giorno non specificato – in barattolo” come cena.
Digiuna e dopo la nottata infernale, l’aereo è alle 8 di mattina. Tre ore di volo, senza cibo e senza poter pranzare, l’arrivo fra la tempesta a Tokyo avviene alle 15. Borsoni pesantissimi alla mano, è iniziata la corsa per il taxi. Tre interminabili semafori rossi hanno rallentato il viaggio verso il campo da gioco. Di corsa in stazione, 2 treni e 2 coincidenze, mettendosi i vestiti per la partita nel treno numero 3. Il match era previsto per 18.15, la Smith è arrivata puntuale al parcheggio, ha raggiunto il campo di gioco alle 18.17, ha visto il giudice e l’arbitro e poi la beffa: il match è perso a tavolino per il ritardo di 2 minuti. La tennista è scoppiata in lacrime. A volte la vita è proprio infame.