Conclusasi la notte degli Oscar del cinema, ci siamo immaginati come potrebbe essere la premiazione per i calciatori di Serie A
Ieri notte, a Los Angeles, si è conclusa la cerimonia per l’assegnazione degli Oscar del cinema. La domanda principale era una sola: “Di Caprio lo vince l’Oscar questa volta o no?”. Il buon Leonardo sempre favorito, vicinissimo alla statuetta, ma mai vincente, come fosse qualcosa di inarrivabile, etereo, sfuggevole. Ieri sera finalmente Leo ha sfatato il tabù: è stato premiato con l’Oscar come “miglior attore protagonista” per il film “The Revenant”. Vista la “cinemania” che ha colpito un pò tutti in questi giorni, abbiamo provato ad immaginare come sarebbe la Notte degli Oscar della nostra Serie A.
Nella cornice d’eccezione del Teatro alla Scala di Milano, sfilano gli ospiti della serata. Il primo ad arrivare è Maurizio Sarri, al quale era stato caldamente raccomando l’abito elegante per l’occasione. Fosse per lui, sarebbe venuto in tuta d’allenamento. Il compromesso a cui si è arrivati è maglietta nera sotto una giacca elegante e sigaretta spenta prima di entrare. Chi si accontenta gode. Subito dietro il grande atteso della serata: Gonzalo Higuain. Lui si, molto elegante, ma quella camicia un po stretta ci fa venire il dubbio che abbia almeno sbagliato taglia, nessuno vuole dar adito alle voci del suo essere in sovrappeso eh. Più tardi arriva il Milan, in fila indiana, dietro il sergente di ferro Mihajlovic. Disciplinati sull’attenti, ma ne manca uno. Balotelli. Ovvio. Intento a farsi un selfie per i social. Incorreggibile. Differenze di umori fra Juve e Inter dopo il derby. Bianconeri sorridenti. Nerazzurri rabbuiati, come il futuro della società viste le possibilità di cessione. Seguono le altre: la cresta di El Shaarawy risalta vicino alla pelata di Spalletti; Sousa ha chiesto alla società una macchina di lusso e niente rincalzi, come per il mercato, e gli è arrivata un’utilitaria, come per il mercato; la Lazio con qualche livido qua e la, visti i “pacifici” scambi di vedute negli ultimi allenamenti. L’ultimo ad arrivare è un uomo in giacca “blues“. Parla inglese con un accento barese, farfuglia qualcosa su Londra. È il CT azzurro Antonio Conte. Tutti seduti si comincia.
La prima statuetta assegnata è quella del miglior film. A vincerlo è la Juventus. L’inizio della trama è complicato, fra mille difficoltà. Poi la svolta: Buffon e gli altri “vecchi” suonano la carica, Dybala e Mandzukic interpretano alla perfezione la parte dei goleador, Bonucci e compagni dietro (le quinte) fanno il solito lavoro sporco e la Juve grazie a 15 vittorie di fila riesce a raggiungere la testa del campionato.
Il secondo premio va alla miglior regia. A riceverlo è il regista bosniaco Miralem Pjanic, sempre presente nella stagione di alti e bassi della Roma: punizioni con effetti speciali, pennellate di colpi di scena, 9 gol e 8 assist. E’ grazie a lui che la Roma è in lotta per l’Europa.
Tocca al premio dei premi, quello di miglior attore protagonista. Tutti se lo stanno chiedendo: “è l’anno di Higuain?”. El Pipita da novello Di Caprio, ci è andato spesso vicino, trascinando il Napoli in questi anni a suon di gol, ma a causa delle prestazioni altalenanti sue e della squadra, l’Oscar gli è sempre sfuggito. Ma questa è la stagione di Gonzalo: 24 gol, 2 assist, decide match importanti e non, segna anche i rigori, sorride, fa impazzire Napoli.
Il premio come miglior attore non protagonista viene assegnato a sorpresa a Roberto Donadoni. Il suo Bologna viaggia ad una media da Champions, gioca bene, subisce poco, segna e diverte. Il giusto riscatto dopo la stagione travagliata di Parma.
Miglior film straniero: Inter. La rosa dell’Internazionale per definizione, dà spazio a tanti stranieri. Decisione che spesso è croce e delizia della società, che unisce diversi ottimi stranieri da Handanovic a Icardi, da Miranda a Jovetic, senza però trovare continuità e identità, nonostante il quinto posto.
È di Maurizio Sarri il premio per la miglior sceneggiatura originale: il tecnico toscano cambia volto al Napoli, gli insegna come imporre il proprio gioco, pressing alto, difesa solida e attenta, trasforma Insigne e Callejon in esterni a tutto campo, fa tornare il sorriso a Higuain. Se Napoli sogna lo scudetto il merito è soprattutto il suo.
La miglior sceneggiatura non originale va invece a Mihajlovic. Il tecnico serbo sceglie per il suo Milan il ritorno all’antica: 4-4-2 poco appariscente, già visto, passato di moda per le big europee. I risultati sono però sorprendenti: il Milan è compatto, difende bene, è dinamico ed è in striscia positiva da 9 giornate consecutive.
A “Un giorno all’improvviso m’innamorai di te” va l’Oscar per la migliore colonna sonora. Inno d’amore che i tifosi del Napoli dedicano alla squadra alla fine di ogni match.
Allo Juventus Stadium va il premio come migliore scenografia. Atmosfera pazzesca a Torino per ogni partita. L’ultima prova contro il Bayern in cui tutto lo Stadium ha trascinato la Juve per una superba rimonta.
Ultimo premio per il miglior montaggio va ad Antonio Conte. L’ex allenatore della Juve, si è calato con qualche difficoltà nei panni del selezionatore per la Nazionale, centrando però la qualificazione agli europei e dando un’anima ad una squadra allo sbando dopo il Mondiale 2014.
Per gli oscar di quest’anno è tutto appuntamento all’anno prossimo!