Joseph Blatter, intervistato da Gazzetta dello Sport, Mundo Deportivo e Libération, ha analizzato lo scandalo che ha colpito lui e Platini
Non si placa l’ira di Joseph Blatter in riferimento allo scandalo che ha coinvolto lui e il presidente dell’Uefa Michel Platini, sospesi per 90 giorni dal Comitato Etico della Fifa per corruzione. Il colonnello svizzero, intervistato da Gazzetta dello Sport, Mundo Deportivo e Libération, ha voluto dire la sua in merito a tutta questa delicata situazione.
“Squalificati a vita! Anche Platini. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo preso tutti i soldi Fifa e siamo scappati? Abbiamo ucciso qualcuno?”. Sono scioccato. Mi hanno sospeso 90 giorni senza neanche ascoltarmi. Allora vado con il mio bravo avvocato per difendermi: voglio essere sentito dai giudici. In Svizzera non possono condannarti a vita senza che ti difenda, è contro il diritto dell’uomo. E ho scritto a tutte le federazioni perché sappiano anche loro che nella mia vita non ho mai accettato denaro non guadagnato, e che ho sempre pagato i miei debiti. Vi assicuro che i 2 milioni di franchi a Platini sono legittimi. E che sto subendo qualcosa che sembra l’Inquisizione. Michel comunque condannato? Non capisco. Ma non ha senso neanche il fatto che io abbia scoperto dai giornali che sarò radiato, oppure che dovrò pagare 600mila franchi di multa!
È contro i principi della confidenzialità e la Disciplinare Fifa dovrebbe intervenire: le abbiamo mandato una lettera e non ci hanno nemmeno risposto di averla ricevuta. Un trattamento mai visto. Sento che molti presidenti federali sono ancora con me: europei, africani, sudamericani, caraibici, anche se sono stato condannato in anticipo. E un deputato svizzero ha chiesto in Parlamento se vogliamo per caso vendere la Fifa all’America. Non credo che gli Usa intervengano sul Comitato, ma se così fosse la Svizzera dovrebbe avvertirmi: sono cittadino svizzero. Anche se nessuno è profeta in patria“. Blatter poi cerca di spiegare il suo rapporto con Platini, e l’origine di quei due milioni di franchi passati dalle mani dello svizzero a quelle del francese. “A fine ’98 Michel mi ha detto: ‘Vorrei lavorare con te ‘. E io: ‘Benvenuto’. Lui ha aggiunto: ‘Guarda che sono un po’ caro, un milione all’anno’. Gli ho detto: ‘Vediamo cosa posso fare’.
Un validissimo contratto orale. La prima parte del pagamento è nel bilancio, la seconda no, ma io non sono un contabile Fifa. E che fosse o meno nel bilancio era un debito da pagare. Una banca internazionale, ha comunicato alla polizia di questi soldi. C’era un pagamento e ha avvisato gli investigatori. Normale. Nessuna gola profonda“. Su Gianni Infantino e le dimissioni: “con Infantino c’è un buon rapporto, siamo di paesi distanti otto chilometri, e quando ci incontriamo ci abbracciamo. Dimissioni? Non mi sono dimesso, ho rimesso il mandato, è diverso. Per salvare la Fifa, perché c’era il caos. Dicevano che la Fifa era la mafia, ora vedono che è vittima. Sono ancora presidente e dovevano farmi finire il mandato. C’è un virus anti-Blatter da debellare. Comincia nell’Uefa e si estende agli inglesi.
Il premier britannico era andato all’Ue per dire che non potevo essere presidente Fifa. Una speculazione politica. Platini avrebbe dovuto essere il mio successore naturale, ma non è andata così. Anche lui è stato attaccato dallo stesso virus. Nel ’98 l’Uefa era già preoccupata che volessi il Mondiale ogni due anni. Negli ultimi tempi si sono riuniti a Cipro per attaccarmi. Platini è un uomo onesto. Un po’ primadonna. Ma non tutta l’Europa oggi lo appoggia, tanti sono con me e contro di lui. Lo spagnolo Villar mi è stato vicino“. Infine un bilancio del suo operato: “Non ho mai fatto una cosa di cui rimproverarmi dal punto di vista etico, giuridico o penale.
Effetti collaterali? Ho una nipotina che subisce mobbing a scuola. Rimpianti? Forse mi sono fidato troppo di alcune persone. Ero segretario e sono diventato presidente: quindi chi era il mio superiore è stato superato, ed è ancora lì. Magari non l’ha presa bene. E poi non ho ascoltato la famiglia che, dopo il Brasile, mi ha detto: ‘Fermati’. Senza il calcio mi dedicherò alla famiglia, ma non potrò dimenticare quello che è stato il calcio per 40 anni. Sarò ricordato per l’idea di un calcio universale, non europeo o sudamericano, che ho ereditato da Havelange. Per lo sviluppo nei Paesi poveri. Per aver reso la Fifa ricca con i diritti tv, permettendo di vedere tutte le partite. Per aver portato il Mondiale in Africa. In ospedale ho visto la morte e ho riflettuto sulla vita. Stupido perdere tempo per cose superficiali“.