Moto GP, l’opinione controcorrente: “il Vale che fu non avrebbe fatto a pedate con Marquez”

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Il dottore è sempre lo stesso? Mentre tutta l’Italia è schierata al fianco di Valentino Rossi, proviamo a pensare almeno per un momento se questo pilota assomiglia anche solo un po’ a colui che negli anni passati ci ha fatto innamorare di lui

Facciamo così: che vince sempre Vale. Promulghiamo un editto: deve vincere sempre Lui. Approviamo una legge: Rossi deve vincere, sempre. Così la facciamo finita. Una volta, e per sempre. Il Dio delle due ruote. Il boss della pista. Il plurivincitore di titoli mondiali. Ecco, quest’uomo, questo campione, questo italiano deve vincere sempre. A prescindere. Perché così vuole l’Italia tutta. Perché così vuole il popolo italiano. ValeRossi, punto e basta. Il resto non conta. Anzi, non deve esistere. E se esiste, nel malaugurato caso, si deve fare da parte. Vedi alla voce Biaggi, Gibernau, Stoner. A cosa serve gareggiare a Valencia? L’Italia ha già deciso. Tutti gli altri piloti si facciano da parte. Passi sua maestà. Largo a chi deve vincere per volere divino. Che poi questo volere divino si espliciti prendendosela con un pilota-bambino a chi importa? Che poi questo volere divino si palesi con un’infrazione che a chiunque altro sarebbe costata gara e punti, a chi interessa? Ci fosse stato il signor Carl Fogarty al posto di Marc Marquez, le cose sarebbero andate diversamente, ne siamo certi. Il Vale Nazionale, cavalcando l’onda popolare, si intorta pure Renzi e compagnia bella. Non esiste, e non può esistere, una voce fuori dal coro. Televisione, Dorna e Fim hanno troppo bisogno del 46. Eppure, in qualche angolo del Valentino che fu, c’è la consapevolezza che qualunque vittoria, d’ora in avanti, sarà una sconfitta. Che i 3 moschettieri, ahimè per lui, sono ormai troppo veloci per lui. Che anche dopo aver steso Marc, non ha guadagnato nulla nei confronti di Lorenzo e Pedrosa. Il Valentino che fu non avrebbe fatto a pedate con Marquez, gli sarebbe semplicemente andato via dopo aver giocato con lui come il gatto fa col topo. La triste verità è che il rancore di questo Valentino che non riconosciamo più è il rancore di un campione (non più sportivo) che probabilmente ha capito che il suo regno è arrivato alla frutta. Decimo o non decimo.

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