Piloti allo sbaraglio, dai vecchi campioni di una volta alla moderna tecnologia

SportFair

Esistono ancora i vecchi piloti di una volta in Formula Uno e in MotoGP, che con la propria tecnica motoristica riuscivano a sbaragliare l’avversario e deliziare il pubblico?

Il valore dei piloti sarebbe forse la sola cosa su cui puntare in un futuro prossimo venturo per poter rendere ancora una volta interessanti e avvincenti le varie gare di Formula 1 e MotoGP. Il valore dei piloti: semplice! Come una volta. E come piaceva a pubblico, marchi e piloti stessi, in fondo. Con elettronica, mappature, telemetrie, le gare sono diventate, da troppo tempo ormai, spettacoli pregni di una noia mortale. Là dove una volta, invece, erano il brivido, il rischio e il coraggio a fare la differenza sotto la bandiera a scacchi. I piloti di una volta erano eroi, per questo entravano nel cuore dei tifosi e lì rimanevano per sempre. Oggi sembra che con un ricco sponsor o con la giusta raccomandazione chiunque, a qualsiasi età, possa diventare un pilota. Ma non è così. Il secondo posto di Danilo Petrucci in Inghilterra lo dimostra. Così come dimostra che, annullati gli effetti elettronici, quando è la bravura dei piloti che conta davvero, lo spettacolo è assicurato e gli spettatori sono entusiasti. A Silverstone, domenica sul podio, c’erano tre italiani. Il folto pubblico inglese, sportivamente, ha decretato loro applausi a scena aperta: aveva capito che quei 3 italiani erano saliti agli onori del podio perché se lo meritavano, perché erano veramente i 3 piloti più bravi in gara, i più forti. Come succedeva una volta.

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