Federica Pellegrini e la gatta Mafalda, in versione horror

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Se ne vedono tanti in giro, di tatuaggi, più o meno belli, ma quello di Federica Pellegrini, che ritrae la sua gatta Mafalda lascia tutti un po’ perplessi

I primi tatuaggi sono arrivati sulla pelle degli italiani verso la metà degli anni 70. E in quegli anni erano ammessi errori e orrori. Del resto, si era all’inizio e alla scoperta di un mondo nuovo, inesplorato, inimmaginato. Inchiostro su pelle. Permanente. A disegnare, scrivere, ricordare. Così si facevano le prime prove. Sulle epidermidi di coraggiosi volontari, una serie di punti diventava all’epoca a malapena una riga continua. E i disegni erano semplici. Terribilmente semplici. E spesso, a onor del vero, anche brutti. Il solito gabbiano cui fa da sfondo il sole. Il nome dell’amico scomparso. Un teschio. Una rosa. Un coltello. Da quei giorni di inchiostro ne è passato parecchio sotto le pelli italiane. E i tatuatori, senza nulla togliere ai vecchi maestri, hanno fatto passi da gigante in fatto di disegno e di esperienza. Ormai è difficile trovare dei tatuaggi brutti. Se si fa un poco di ricerca sul web o tramite passaparola il nome giusto e sicuro di un bravo tatuatore arriva in fretta. Ecco perché, guardando il tattoo della gatta Mafalda posizionato sul fianco destro della campionessa Pellegrini si rimane perlomeno un po’ perplessi…

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