Violenza nel mondo del calcio, ma questa volta gli spalti non c’entrano
Ennesimo episodio inquietante nel mondo del calcio, dove evidentemente la libertà di parola e di espressione giornalistica alle volte è davvero mal digerita. Il giornalista azero Rasim Aliyev dopo aver criticato sul social network Facebook il comportamento del giocatore Javid Huseynov per aver sventolato una bandiera turca contro i ciprioti dell’Apollon nel preliminare di Europa league (i Turchi invasero Cipro nel 1974), è stato avvicinato da 6 persone, di cui uno si è presentato come parente di Huseynov, ed è stato colpito a morte.
Fatto di una gravità assoluta che ha già visto la pronta condanna del presidente dell’Azerbaigian ma che fa comunque male se si pensa che ciò che è stato imputato al giornalista come indicibile e fuori luogo è stato semplicemente “Huseynov non sa come comportarsi, è immorale e maleducato”. Libertà di parola che evidentemente non c’è.
Adesso servirebbe un gesto forte, come sospendere o posticipare un campionato per diverse, tante giornate. Alzare la voce per farsi ascoltare.