Il dopo Wimbledon: il pessimo bilancio del tennis italiano

SportFair

Un tennis quello italiano che di certo non sta regalando grandi soddisfazioni, pochi squilli di tromba e molte delusioni. Dove andremo a finire?

L’erba di Wimbledon è un banco di prova severo ma che in un attimo può catapultarti dall’anonimato alla fama, può farti svoltare un’intera stagione o può darle il colpo di grazia. E il tennis italiano sull’erba inglese ha ricevuto un duro ma inevitabile colpo di mannaia. I nostri tennisti e le nostre tenniste possono avanzare l’attenuante di non riuscire a dare il meglio di sé sulla superficie verde, ma la pochezza degli atleti che sono arrivati a superare qualche “semplice” turno è un brutto campanello d’allarme. Uomini e donne non hanno ben figurato ed eccetto alcuni raggi di sole, il clima su Londra è stato più cupo del solito.

Quelle che sembrano maggiormente in difficoltà sono le ragazze, tenniste magnifiche che negli ultimi 10 anni hanno creato una luce accecante di cui ha beneficiato il nostro movimento tennistico tutto: alcune di loro sembrano aver intrapreso una parabola discendente, un naturale corso della vita di uno sportivo che ha toccato picchi altissimi ma che adesso si appresta alla fine corsa. Forse sono stanche, forse altre sono distratte da priorità nel loro privato, ma la sensazione è che atlete fenomenali come Francesca Schiavone, Flavia Pennetta e Roberta Vinci, difficilmente si renderanno ancora protagoniste di successi importanti.

camila_giorgi_Un exploit può essere sempre dietro l’angolo, ma non toccherà a loro portare avanti la carretta. Anche per questioni anagrafiche, le nostre punte di diamante per gli anni a venire saranno indiscutibilmente Sara Errani e Camila Giorgi, e solo a certi livelli Karin Knapp, di certo non dotata come l’italo argentina di un talento lampante, ma amante del tennis e dello spirito di sacrificio che la porta a stare stabilmente fra le top50.

La Errani ha già dato tanto al tennis italiano in gonnella, ma è ancora giovane e soprattutto sulla terra (ma anche su cemento) può essere un sinonimo di garanzia e risultati positivi. Chi invece deve necessariamente cambiare marcia è l’italo argentina Camila Giorgi: da un anno circa galleggia attorno alla 30esima posizione del ranking WTA, risultato di per sé soddisfacente se non che, i mezzi in possesso della giovane italiana, sono di qualità superiore alla classifica attuale. Se Sara della forza mentale ha fatto il suo cavallo di battaglia, l’aspetto psicologico è quello che sembra essere il tallone d’Achille della Giorgi: troppa incostanza, troppa paura recondita e mascherata dietro un’apparente imperturbabilità, rendono Camila tennista al momento lontana da quello che potrebbe essere il suo optimum. Deve cambiare qualcosa, altrimenti sai che peccato… Difficile inoltre sperare in un ricambio: nessuna da dietro avanza prepotentemente.

seppi andreasI maschietti stanno un poco meglio: Andreas Seppi sta vivendo una delle sue migliori stagioni e proprio sull’erba ha saputo ritrovare soddisfazioni personali importanti (finale a Halle più che il 3T di Wimbledon) che lo hanno riportato ai vertici del tennis italiano, scalzando il ligure Fabio Fognini. Un talento come Fogna da tanti anni non faceva parte del nostro panorama tennistico ma lui, dopo aver vissuto un’estate di fuoco due stagioni orsono si è leggermente adagiato sugli allori, scendendo dal numero 13 del mondo fino alla trentesima pozione del ranking ATP (posizione più, posizione meno): peccato perché dai tempi di Camporese o ancora prima Panatta, ci mancava un tennista con il suo potenziale, in grado di mettere in fila successi di prestigio e scalare la classifica.

La storia con la Pennetta off courts probabilmente gli avrà donato serenità, ma entrambi sembrano aver preso quella fame di tennis che certi livelli richiede. Se poi ci mettiamo che Fabio da sempre risulta essere poco incline al sacrificio sportivo (questo è ciò che si legge nei suoi atteggiamenti e sfoghi in campo…) il quadro non può essere roseo. Su terra rossa europea nella tournée estiva dovrà trovare successi e motivazioni, prima di un agosto su cemento americano che a mio avviso può regalargli grandi soddisfazioni, con un pizzico di fortuna nei tabelloni magari, anche se a dire il vero il torneo di Umago non ha fornito le indicazioni attese e sperate.

LaPresse/Fabio Ferrari
LaPresse/Fabio Ferrari

Simone Bolelli da un anno e mezzo è tornato a grandi livelli, dopo un infortunio che sembrava aver messo la parola fine alla sua carriera ma che invece è adesso miracolosamente alle spalle. A mio modo di vedere le cose, gli mancano degli scalpi eccellenti (contro i top10 il suo bilancio è un disastro) e magari un successo ATP invece che i già vinti challenger. Riuscisse in questi intenti, il suo best ranking potrebbe essere ritoccato dopo tanti anni e sarebbe un grande successo.

Per un Paolo Lorenzi abbondantemente over 30 che si appresta agli ultimi fuochi d’artificio e a un Luca Vanni entrato nei 100 per la prima volta alla soglia dei 30 anni ma ora in leggera flessione, il tennis al maschile vive di speranze e buoni prospetti per il futuro: il giovane Cecchinato è diventato tennista dal rendimento sicuro (almeno a livello challenger ma senza ancora vittorie ATP), che ha fatto della quantità dei buoni piazzamenti nei tornei minori il suo lasciapassare per il club dei top100. Tennista che aveva un obiettivo dichiarato ma che adesso deve provare a diventare grande, grande davvero. E il banco di prova non può essere certamente il circuito challenger. D’altronde i mezzi non gli mancano di certo e i miglioramenti segnati in questo 2015 sono lampanti e sotto gli occhi di tutti. Allora forza Ceck, c’è bisogno di un modello di dedizione e predisposizione alla lotta come te. Però non abusare del tuo fisico, altrimenti non sarà solo stanchezza…

Chi spinge da dietro e prepotentemente è soprattutto Matteo Donati, ma non solo. Giovanissimo, classe ’95, ha fatto di recente irruzione nei top200 facendo segnare i suoi primi squilli challenger e fallendo per un pelo le quali allo Slam degli Slam, Wimbledon. Donati in questo 2015 ha lavorato sul fisico, è maturato, ha spinto sulla crescita ed è diventato forte soprattutto dal punto di vista mentale. Dovrebbe essere il nostro fiore all’occhiello dei prossimi anni, a capo di un plotone che può annoverare fra le sue fila fra gli altri ragazzi interessanti come Mager, Napolitano e la speranza azzurra di un tempo Quinzi, in crisi di identità da un annetto circa ma pur sempre talmente giovane da essere ancora in tempo per esplodere.

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