Rivali: Maiorca vs Mayol, l’arte dell’apnea tra irruenza e meditazione

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Maiorca-Mayol, due personalità dell’apnea opposte che non potevano che essere “rivali”

Uno andava giù di potenza. L’altro andava giù di grazia. Uno bestemmiava. L’altro meditava. Uno ha 84 anni. L’altro si è ucciso a 74. Uno è Enzo Maiorca. L’altro era Jacques Mayol. Uno è nato a Siracusa. L’altro era nato a Shanghai. Maiorca e Mayol. Mayol e Maiorca. Due esseri umani che più diversi non si può. Due rivali, giocoforza. Due “re degli abissi”. Ancora oggi, grazie alle loro personalità, Enzo e Jacques regnano incontrastati sul pianeta delle apnee. Maiorca  aggrediva la profondità con rabbia iperventilata. Mayol vedeva nei suoi record la rappresentazione del mortale limite umano. Due modi di vedere la stessa cosa, due risvolti della stessa passione: l’apnea. La mancanza di respiro, di aria, di fiato. Maiorca: dal 1960 al 1976 porta sempre più in basso (!) i suoi record portando così sempre più in alto l’orgoglio sportivo italiano. Mayol: nato a Shanghai e cresciuto ai Caraibi, è diventato un vero e proprio personaggio pubblico in Italia grazie al suo acquatico braccio di ferro con il Maiorca nazionale. La sfida tra i due è stata un continuo colpo di scena, fatto di respiri trattenuti, immersioni nel buio, parole smozzicate. Maiorca così sanguigno, plateale, scorbutico. Mayol così distante, assente, discreto. Eppure qualcuno aveva deciso che i due, così diversi, dovessero incontrarsi e poi scontrarsi su di un argomento che, fino a poco prima del loro avvento, nessuno (o quasi) conosceva: l’apnea.

Maiorca dal collo taurino e dalle spalle forti. Mayol dal baffo misterioso e dal fisico da playboy in disarmo. Che due personaggi! Inimitabili. Due guerrieri delle profondità, due veri signori degli abissi. Eppure, se Maiorca non avesse incontrato sulla sua strada Mayol, e viceversa, nessuno dei due sarebbe diventato così famoso da entrare nella storia, e non solo dell’apnea. La loro rivalità ha portato a galla, in tutto il mondo, la pratica sportiva dell’apnea. La loro rivalità li ha consegnati per sempre alla storia grazie alle loro imprese, ai loro record e a come li raggiungevano. Maiorca di forza. Mayol soprannominato l’uomo delfino. Enzo combatteva con l’acqua. Jacques vi si infilava leggiadro, quasi a non voler disturbare. La loro respirazione prima di scendere giù, nel blu dipinto di blu, proveniva da scelte opposte. Maiorca superava ogni volta sé stesso immerso in una specie di incontro-scontro con i suoi polmoni. Mayol praticava yoga e imparava a respirare dai delfini. Maiorca era sempre superpresente in ogni momento delle sue discese. Mayol sembrava invece entrare in una specie di trance. Maiorca dava la sensazione di combattere con la mancanza di ossigeno come un pugile sul ring. Mayol univa anima e corpo alla natura con la disciplina orientale. E poi, a un segnale che solo loro due potevano dare, giù. In silenzio. Senza respiro. In un altro mondo. A cercare chissà cosa. Un record? Una profondità? Un segnale? No. C’era molto di più. C’era la ricerca dell’essenza dell’uomo. E il fatto che i due fossero così diversi caratterialmente e che anche le loro tecniche fossero così distanti come approccio, rendeva ( e rende) Maiorca e Mayol insuperabili nella ricerca e nella pratica dell’apnea. Non a caso il regista francese Luc Besson, nel 1988, dedicherà ai due apneisti un suo bellissimo film: Le Grand Bleu. Maiorca ha toccato i 45 metri nel 1960, gli 80 metri nel 1973 e i 101 metri nel 1988. Mayol è sceso a 60 metri di profondità nel 1966, a 100 metri nel 1976 e a 56 anni raggiunse addirittura i 105 metri. Della rivalità fra Maiorca e Mayol rimane oggi il ricordo di due sportivi che hanno insegnato, ognuno a modo loro, ad amare e rispettare il mare e i suoi abitanti. E a ricercare sè stessi nel silenzio della solitudine dell’apnea.

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